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Una squadra impressionante per ferocia e attenzione

Guardando il Napoli, potrebbero impressionare la potenza di Osimhen, il talento di Kvaratskhelia, l’organizzazione di gioco, la qualità nella costruzione della manovra che alterna il corto e il lungo. Sarebbe tutto giusto, ormai questa squadra determina il ko tecnico dell’avversario, come dimostrano i complimenti del Torino e l’ammissione di superiorità del Napoli compiuta da Juric. È tutto vero ma ci sono altri aspetti che vanno sottolineati: su tutti la ferocia e l’attenzione. Il Napoli non ha mai palesato un segnale di calo mentale, neanche nella sconfitta contro la Lazio. Quella sera al Maradona non è riuscita a sprigionare i soliti altissimi livelli di qualità ma la prestazione è stata seria. I biancocelesti, infatti, hanno vinto grazie ad un tiro dalla distanza che Vecino ha realizzato per evitare la ripartenza.

Il Napoli concede pochissimo all’avversario, c’è un dato impressionante sul valore della fase di non possesso: nelle ultime undici partite la squadra di Spalletti ha subito soltanto due reti, quelle di Vecino ed El Shaarawy.

Nel 2023 gli azzurri hanno incassato solo sei gol tra campionato, Champions League e Coppa Italia. Viene premiato l’atteggiamento dell’intera squadra, la ferocia con cui si ricompone dietro la linea della palla anche sia quando il vantaggio dentro la partita o ancora di più quello in campionato potrebbero determinare un rilassamento.

“A famme nun tene suonno”, Spalletti cita spesso questo storico detto napoletano. Il Napoli concede pochissimo all’avversario, in media circa 9.7 tiri a partita e bisognerebbe poi rendersi conto della pericolosità delle conclusioni degli avversari. Il Torino non ha mai tirato in porta dentro l’area di rigore, i pericoli nel primo tempo si sono sviluppati su conclusioni dalla distanza: le parate di Meret su Vlasic e Ricci, situazione che poi ha determinato il palo di Sanabria.

È una squadra corale che propone un calcio totale in entrambe le fasi di gioco, basta considerare il contributo di Osimhen sulle palle inattive a sfavore o la crescita di Kvaratskhelia nell’assicurare anche la copertura sulla catena di sinistra. Per comprendere, invece, il valore della proposta offensiva basta ricordare il terzo gol nel successo di Torino, per la velocità e la qualità con cui viene imbastita l’azione. Si fa collezione di numeri da record, l’ultimo è nella differenza reti, con +48 è la migliore nei cinque principali campionati europei.

Questo gruppo non molla nulla, ha lasciato in campionato per strada solo dieci punti a causa dei pareggi contro Fiorentina e Lecce e delle sconfitte contro Inter e Lazio. Dopo 27 giornate ha due lunghezze in più rispetto alla stagione dei 91 punti ed è per la prima volta nella storia del Napoli ai quarti di finale di Champions League. La vena sul collo è la metafora perfetta di Spalletti, l’ha utilizzata per Kvaratskhelia e Zielinski ma ce l’ha la squadra intera, anche coloro che subentrano a risultato acquisito come accaduto ieri ad Ostigard, Elmas, Ndombele, Simeone e Gaetano.

La rotta prevede ancora tante stazioni, c’è ancora tanto mare da attraversare tra campionato e Champions League ma questo viaggio è bellissimo, verrebbe quasi la voglia di fermare il tempo per goderselo fino in fondo.

Ciro Troise

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