Era mercoledì 19 maggio 2010, quando Andrea Agnelli è diventato ufficialmente presidente della Juventus. Non sono state tutte rose e fiori, ovviamente, ma il lavoro fatto in meno di due anni è stato da un lato impressionante e dall’altro produttivo. Così, dopo una prima stagione vissuta tra alti (pochi) e bassi (tanti, compreso il settimo posto finale), adesso pare arrivato il tempo della raccolta: la finale di Coppa Italia raggiunta è già un primo traguardo tangibile che in casa Juve non si viveva dal 2004, il secondo posto in campionato un qualcosa che pareva impossibile a pensarsi la scorsa estate. Come ama dire Conte, « abbiamo preso delle scorciatoie per arrivare dove siamo arrivati, perché per vincere qualcosa di importante il cammino è sempre lungo e tortuoso ».
LA SVOLTA – Innanzi tutto l’arrivo di Agnelli ha portato con sé quello di Beppe Marotta nelle vesti di direttore generale e di Fabio Paratici come responsabile dell’area tecnica. Poi, detto della stagione sfortunata vissuta da Del Neri, è arrivato Antonio Conte e la rivoluzione ha non solo subito un’accelerata ma si è concretizzata in pieno. Così, dopo che già nell’estate 2010 il via vai dei giocatori era stato a dir poco intenso (avevano salutato Torino Cannavaro, Molinaro, Almiron, Giovinco, Poulsen, Tiago, Diego, Trezeguet, Zebina, Camoranesi; erano arrivati tra gli altri Pepe, Storari, Bonucci, Krasic, Aquilani, Quagliarella, poi Barzagli e Matri a gennaio), quanto vissuto nei mesi di luglio e agosto 2011 ha chiuso il cerchio. E, pur senza dimenticare che qualche giocatore non ha reso per quello che ci si aspettava (Krasic ed Elia su tutti), il nuovo corso ha funzionato: Pirlo, arrivato a parametro zero, è stata la ciliegina su una torta che aveva tra i propri ingredienti anche Vidal e Vucinic, Estigarribia e Giaccherini. Il tutto, vedendo partire poi giocatori come Melo e Sissoko, poi seguiti da Amauri e Iaquinta, inutili ma “pesanti” economicamente.
RISULTATI – Così la Juventus è anche riuscita nell’impresa di abbassare il proprio monte ingaggi di circa il 20% scendendo sotto i cento milioni di euro annui. E’ insomma una Juve radicalmente diversa da quella che Agnelli aveva trovato al punto che Caceres, quando è tornato a Torino a fine gennaio dopo l’esperienza al Siviglia, si è meravigliato di come rispetto « a un paio di stagioni prima, i compagni rimasti sono solo cinque ». Ovvero Buffon, Del Piero, Chiellini, Marchisio e De Ceglie: per il resto, tutti volti nuovi, affamati e con ingaggi inferiori a chi li aveva preceduti. In mezzo a tutto ciò, la gestione Agnelli ha anche affrontato il varo del nuovo stadio e l’aumento di capitale resosi necessario dopo il rosso di bilancio – vicino ai centro milioni – accusato alla chiusura dell’esercizio 2011. Voltata pagina anche dal punto di vista economico, la prossima qualificazione alla Champions League garantirà nuovi introiti che permetteranno alla società di programmare investimenti con la giusta tranquillità.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.