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Benitez: “Siamo da 8, ogni gara è difficile ma non ci poniamo limiti. Ho un gruppo eccellente: Hamsik? Non ha prezzo …”

NAPOLI – C’è tutto un mondo intorno: e mentre Castelvolturno ricomincia ad animarsi, accogliendo il «suo»  Napoli di rientro da Continenti vari, Rafa Benitez s’immerge in se stesso e racconta il proprio macro-universo dall’Atalanta al Borussia Dortmund, dal fair play finanziario a Cavani e a Higuain, da Bale ad Hamsik, dal San Paolo allo Scudetto. Un uomo, un tecnico, la sua idea di calcio ( «da giovane mi sono ispirato a Sacchi» ): a microfono aperto – per Spormediaset – e senza veli.

MAREK NON SI TOCCA – La crisi esiste, ma non per tutti: in casa Real, l’economia è in quel mercato ridondante (tra entrate ed uscite) ma soprattutto in quell’affare che ha scosso i bilanci (di chi ha ceduto, di chi ha acquistato) e pure le coscienze. Cento milioni di euro e Gareth Bale diviene il caso dell’estate, l’operazione ardita sulla quale si sono scatenati i dibattiti e nelle quale Benitez entra in punta di piedi, aggrappandosi all’ironia e una sottile provocazione: «In questo mercato se fissi una cifra per un calciatore, poi va a finire che te lo comprano. Ed allora, se Bale vale cento milioni di euro, allora io dico che Hamsik non ha prezzo e non è in vendita» . Così, per evitare che tentino di comprarglielo…

VERDE, BIANCO E ROSSO – E’ il giochino di fine estate e d’inizio campionato, è il tormento(ne) che dura da sempre e andrà avanti a ritmo cadenzato: è il desiderio di leggere il calcio da dentro, provando ad analizzarlo attraverso la lente d’ingrandimento di chi sta in panchina ed ha percezioni immediate sui valori reali del campo. «E’ presto per dire chi è il più forte: l’unica che va considerata in vantaggio è la Juventus, perché da due anni vince lo scudetto. Ma ci sono altre squadre che si sono rinforzate e comunque forti: penso, ad esempio, all’Inter, al Milan, alla Fiorentina e alla Roma. Non credo che il campionato si concentri su un duello tra Juventus e Napoli. E comunque sarà una stagione lunga» .

ADDIO MATADOR – Impossibile dimenticare, perché quei centoquattro gol in tre anni rappresentano la pietra miliare della carriera (ancora giovane) d’un attaccante che ha impresso il proprio marchio nell’epoca Mazzarri. Sessantaquattro milioni di euro per non avere rimpianti e per consegnare la maglia a Gonzalo Higuain, per lasciarsi el matador alle spalle e puntare comunque su un affermato goleador: «Dopo la partenza di Cavani ho consegnato una lista con cinque possibili sostituti e tra questi c’era Higuain. Posso dire di essere stato accontentato, al mercato. Abbiamo una rosa ampia, possiamo competere su tutti i fronti. Non userò 12-13 giocatori, ma 19-20. Poi se vinceremo o perderemo si vedrà: ma noi non dobbiamo avere paura di nessuno. Questa è la nostra mentalità» .

WE ARE… – The Champions League è appena al di là della linea d’ombra nerazzurra che si profila all’orizzonte e in quel fascio di luce che splende da Dortmund sull’Europa (calcistica) intera ci sono i rischi d’una sfida fascinosa da vivere dinnanzi a sessantamila spettatori che avranno voglia di stropicciarsi gli occhi, d’immergersi in quel clima gioioso «dominato»  da Benitez con sano realismo. «Il girone di Champions è uno dei più difficili, il più equilibrato, le puoi vincere tutte e anche perderle tutte. Negli altri raggruppamenti ci sono invece squadre forti e squadre deboli. Iniziare con il Borussia Dortmund è duro, perché sono i vicecampioni d’Europa. L’esperienza insegna che se passiamo il girone tutto può succedere» .

PREGI E DIFETTI  – Sette reti fatte bastano per sentirsi soddisfatti e per scoprire una volta di più che dalla cintola in su quel Napoli è (potenzialmente) una macchina da guerra; ma i due gol subiti a Verona avanzano, eccome, per avvertire le preoccupazioni d’un ambiente che rivede i fantasmi del passato, scacciati con serenità da Benitez. «Quando mi dite che questa squadra sia da dieci in fase offensiva, io mi permetto di dissentire. In attacco, secondo me, siamo da otto, perché abbiamo le potenzialità per migliorare ulteriormente e quel settore, in generale, dipende soprattutto dalla qualità degli interpreti. Sono pure consapevole che contro il Chievo siano stati commessi due errori che hanno permesso agli avversari di segnare: ma questo tipo di disfunzione si elimina solo attraverso il lavoro. E allora: lavoro, lavoro, lavoro…» .

RIECCOCI – La «grande abbuffata»  delle ultime due settimane si è esaurita: campionato fermo ma il Napoli s’è mosso e ne ha mandato in giro tredici, in soccorso delle rispettive Nazionali. La palla è virtualmente al centro e l’Atalanta sarà al San Paolo già sabato sera e allora la domanda diventa oziosa ma inevitabile: turn-over sì o no? «Intanto, per sgomberare il campo da ogni dubbio, convieve ricordare che in Italia non esistono gare semplici, ci troveremo immediatamente a fronteggiare un’avversaria complicata. Qui la tattica ha una sua priorità e so bene che dovremo essere attenti ma anche concentrati. Le valutazioni le farò in queste ore, aspetto di avere tutti i calciatori a disposizione: di sicuro cambierò qualcuno, ma non so quanti saranno gli avvicendamenti. Il turn-over quindi ci sarà» .

RISCHIO – Ma distrarsi è possibile? L’abitudine a giocare continuamente può evitare il pericolo, ma è indiscutibile che il richiamo della Champions e la consistenza di una antagonista come il Borussia Dortmund possa trascinare la testa altrove, al mercoledì successivo. Il problema si pone e Benitez, che ne ha viste tante, sa come dominarlo: «Sono certo che il mio messaggio venga recepito: ho detto che se vogliamo competere in tutte le competizioni non possiamo permetterci di pensare alle sfide che verranno ma dovremo applicarci su quella immediatamente successiva. E se qualcuno fa il contrario è inevitabile che non riesca a giocar bene né la prima e né quella successiva. Ci sono errori che non si devono commettere: questo ne è uno. Sento che il Napoli sia in linea con la mia teoria» .

DERBY D’ITALIA  – Lo spettacolo del prossimo week-end è a san Siro: e quando il Napoli comincerà il riscaldamento per la gara con l’Atalanta, Inter-Juventus sarà già finita. «Gara interessante ma io avrò altro per la testa e dunque sarò preso dalla mia partita, alla quale devo dedicare ogni energia. Scendere in campo conoscendo il risultato di un’altra gara cambia poco e poi siamo ancora alla terza di campionato…» .

TUTTI ASSIEME – Il calcio è (spesso) una festa, senza riuscire ad essere un’isola perennemente felice. Il razzismo è una piaga, un malessere che s’è diffuso pure in Italia e che va combattuto con iniziative o anche attarverso la filosofia-Benitez: «Confido molto nella intelligenza di ogni essere umano. Non credo debba essere concessa troppa importanza a ciò che dicono in pochi. E allora: se uno ti insulta e tu lo ignori, vedrai che non ci saranno altri episodi, perché chi avrebbe voglia di offenderti capirebbe che in quel momento perderebbe solo tempo» .

Fonte: Corriere dello Sport

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