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Fernandez sveglia il Napoli, ma contro il Bayern è tardi

I partenopei sfiorano il miracolo  Tripletta di Gomez, doppietta del difensore. E il City sorpassa

Dalla cantina più buia, il Napoli è risalito alla sua maniera e ha sfiorato, con i due gol di testa di un difensore, Fernandez, ciò che nessuno avrebbe mai immaginato vedendolo franare nel primo tempo: recuperare tre gol al Bayern e agguantare un pareggio epico. Non ce l’ha fatta. Il 3-2 obbliga i partenopei a un finale di girone difficilissimo, perché sono stati scavalcati anche dal Manchester City, per cui lo scontro diretto con gli inglesi a Napoli, il 22 novembre, diventa decisivo. Tuttavia la riscossa insperata e l’aver messo in pericolo le coronarie dei tifosi bavaresi aiuterà a ritrovare la fiducia un po’ scossa nei propri mezzi. Resta da spiegare l’atteggiamento incomprensibile della lunga assenza che ha permesso al Bayern di scavare nella partita un solco che poteva diventare un baratro. Lì si è capito che la squadra, al di là delle fiammate folli e irresistibili che produce, non ha ancora la mentalità, tradita anche da chi dovrebbe farla grande: Hamsik e Cavani, campioni al momento senza valore.

Il primo tempo è stato imbarazzante. Nonostante il freddo, al secondo gol di Gomez, dopo appena una ventina di minuti, Walter Mazzarri è rimasto in maniche di camicia. E il Napoli con lui. Ci era capitato poche volte di vedere il Bayern «fare melina» contro una squadra italiana dopo soltanto mezz’ora: all’Allianz Arena s’è colmata la lacuna perché sembrava che i bavaresi giocassero a un altro sport. Del resto, i segnali delle ultime settimane, dopo i lustrini della vittoria a San Siro contro l’Inter, descrivevano un declino psicologico più che fisico, da squadra appagata e confusa: il primo tempo degli azzurri lo confermava e enfatizzava, poiché il Bayern non è il Catania o il Cagliari e non perdona errori nè sciattezza.

È stata la sera di Mario Gomez, cannoniere tedesco di padre andaluso, che i bavaresi per averlo dallo Stoccarda pagarono una trentina di milioni, più che per Robben o Ribery. Sembrava perso, messo da Van Gaal nel ripostiglio delle scope da cui l’ha recuperato Heynckes facendone il terminale di una squadra che gioca molto per l’attacco appoggiandosi a una sola punta pura: Gomez, appunto. A Napoli non aveva rovinato la felicità popolare, facendosi parare da De Sanctis il rigore del 2-1. Nel suo stadio si è ripreso la scena. Tre reti nell’area piccola nel primo tempo, più un’ altra sprecata di un niente sul 2-0 e il tentativo all’ultimissimo secondo di realizzare il 4-1 da 60 metri approfittando dell’uscita a metà campo di De Sanctis: il portiere era fenomenale nel rincorrere e respingere la palla quasi sulla linea. Per Gomez la difesa del Napoli si è aperta come il Mar Rosso davanti a Mosè. Campagnaro ne ha bevuto la finta sulla palla filtrante di Ribery e gli ha concesso lo spazio per l’1-0. Aronica lo ha tenuto in gioco per qualche centimetro nell’occasione del raddoppio e Zuniga non lo ha saputo contrastare per impedirgli il “tap in” che ha determinato il terzo gol, con Aronica fuori campo per infortunio. La fragilità della difesa, perdipiù mal coperta dalle incursioni dei trequartisti tedeschi, è stata all’origine della sconfitta.

Forse l’esperienza di Paolo Cannavaro, squalificato, avrebbe nascosto qualche problema anche se l’argentino Fernandez che lo ha sostituito, è stato il protagonista dei due gol, saltando con grande tempismo sui calci piazzati di Lavezzi e di Inler. Ma c’è da chiedersi dove fosse ieri il Tridente delle meraviglie. Se Cavani, Hamsik e Lavezzi sono i santini esibiti quando le cose vanno bene, la loro responsabilità diventa enorme in sconfitte come questa. Lavezzi almeno ci ha messo la “verve”, gli altri due, soprattutto Hamsik, hanno vagato a casaccio per il campo senza cavarne una giocata decente. Forse l’idea di tenere Cavani esterno invece che prima punta può averne limitato l’efficacia ma i fuoriclasse si sentono anche quando sono fuori posto. La crisi c’è e si vede.

Fonte: La Stampa

La Redazione

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