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Gargano, dai fischi all’amore infinito

A centrocampo sempre meglio l'intesa con Inler

Stop and go, è la specialità della casa, il pezzo forte del repertorio del Mota. Stop and go, mica è proprio da tutti, se per “stop” s’intende l’arresto con le buone o le spicce delle avanzate avversarie, e per “go” la tempestiva e precisa ripartenza verso l’altra porta. Due fasi in una, due momenti di elevato agonismo che richiedono sopraffina tempra da lottatore e polmoni smisurati. Doti che non difettano a Walter Gargano, tamburino di Paysandù appunto, e cuore pulsante del centrocampo, assieme al metronomo Inler. Un incastro indovinato e sempre più funzionale. E il Mota veste un azzurro sempre più carico, visto che sono quasi sei anni che presenzia la parte centrale del campo con estremo senso del dovere ed un contachilometri ormai in tilt. Perché ne ha fatti così tanti, di chilometri, che ormai se n’è perso il conto. Che gli vuoi dire allora: senso del dovere sempre, della misura invece a momenti, a fasi alterne, poiché bisogna anche tener conto che chi rincorre, blocca e poi deve subito smistare, non può essere perennemente lucido. Non può, cioè, essere senza macchia.

PIU’ FORTE DEI FISCHI – Già lo fu, più forte dei fischi, alla fine dello scorso campionato. Vittima di un appannamento fisico dopo l’usura di una stagione senza risparmio di energie, El Mota dovette per forza di cose tirare un po’ i remi in barca. Una conseguenza fisiologica, oltre che logica, dopo vere e proprie battaglie su e giù per il campo. Un traguardo raggiunto, il terzo posto, anche per le sue virtù in aggiunta a quelle degli altri. Arrivarono perciò prima i mugugni, poi i borbotti ed infine le bordate di fischi per qualche appoggio impreciso o allungo strozzato. Mazzarri capì, e spesso e volentieri lo tolse dalla mischia. Anche col Bologna, l’anno scorso, entrò solo a 13 minuti dalla fine. L’epilogo di stagione fu caratterizzato da un clima di possibile divorzio (anche allora spifferi di squadre tedesche e la Fiorentina), ma non se ne fece niente. Anche perché il chiodo fisso di Walter era diventato quello di onorare l’azzurro e riabilitarsi agli occhi dei denigratori. Detto fatto: El Mota è riapparso sulle scene nella stagione in corso in tutto il suo fulgore agonistico, rendendosi protagonista di un vero e proprio riscatto.

BREVE RICADUTA – Il sodalizio con Inler ha funzionato sempre meglio, le sette presenze full-time in Champions (oltre alle 31 in Campionato e 3 in Coppa Italia), hanno ridato smalto e spessore alle prestazioni di un combattente nato per seminare scompiglio ed aggiungere vigore al centrocampo. Poi però, il nuovo inevitabile calo fisiologico ed i fischi dopo la figuraccia casalinga con l’Atalanta. Insomma la ricaduta che però ti puoi aspettare dopo un totale di quasi 3500 minuti di scatti e rincorse. Una ricaduta stavolta davvero “mignon” (peraltro era in difficoltà la squadra intera), visto che s’è subito rialzato con il Lecce, proseguendo in gran spolvero con Novara, Roma e Palermo. E giù di nuovo applausi.

PREVISIONI – Morale della favola: le tedesche non hanno mollato. Gli spifferi dalla Bundesliga ora si sono allargati anche al Borussia, al Wolsburg e all’Amburgo, ma c’è un contratto che scade nel 2015, oltre al costante consenso del trainer e quello rinnovato e forse definitivo della piazza, per un giocatore pagato 3,2 milioni (ora ne vale dieci) e con un ingaggio inziale di soli 170mila euro, lievitati a un milione più bonus. Perciò (anche a detta del procuratore Betancourt) sino a fine stagione tutto tacerà. Difficile però che Walter “sette polmoni” cambi direzione, anche dopo le dichiarazioni del cognato Marek, a cui è legatissimo, che vorrebbe perpetuarsi in azzurro. Per ora si gode i due pargoli ed i continui messaggi d’amore su twitter della moglie Miska, oltre a una riabilitazione sofferta ma a tutti i costi cercata. Non potrà godersi dal campo però la finale dell’Olimpico (squalificato), ma con le ultime due partite andrà a lambire le 200 presenze in azzurro (adesso sono 196). In attesa di dedicare il prossimo gol al secondogenito Thiago, lunedì un mese.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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