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Grazie a Mazzarri gli attaccanti segnano di più: da Bianchi a Cavani

Che cosa hanno in comune Edinson Cavani, Giampaolo Pazzini, Antonio Cassano e Rolando Bianchi? La prima risposta, la più evidente, rimanda al ruolo ricoperto in campo. Si tratta di attaccanti. Qualcuno con caratteristiche più da prima punta (Bianchi e Pazzini), qualcuno più da seconda (Cassano), altri (Cavani) in grado di ricoprire entrambi i ruoli.

CON MAZZARRI — Il dato statistico che li accomuna è però un altro: tutti e quattro erano (per l’uruguaiano si può ancora usare il presente) allenati da Walter Mazzarri nelle loro stagioni più prolifiche in serie A. Già, proprio dal tecnico toscano, che da qualcuno è ritenuto un po’ superficialmente un difensivista. Solo perchè le sue squadre spesso prendono pochi gol. Mazzarri, che in A ha allenato Reggina (dal 2004 al 2007), Sampdoria (2007-09) e Napoli, non è solo l’artefice dell’indimenticabile stagione della squadra di De Laurentiis, che ha già conquistato la Champions con un organico sicuramente inferiore ad almeno quattro squadre, se non a sei o sette. Ricorderete la miracolosa salvezza conquistata a Reggio Calabria nel 2006-07, quando la squadra del presidente Lillo Foti fu penalizzata per il coinvolgimento in Calciopoli con ben 15 punti di penalizzazione, poi ridotti a 11. In squadra c’era gente come Pelizzoli, Amerini, Tedesco, Mesto. Buoni giocatori, ma nulla più.

LANCIO BIANCHI — La straordinaria impresa fu resa possibile dalle 35 reti segnate dalla coppia d’attacco formata da Rolando Bianchi e Nicola Amoruso. Bianchi disputò la stagione della vita. Fermato da un grave infortunio nel settembre 2005 con l’Under 21, il centravanti viene riscattato definitivamente da Foti su indicazione di Mazzarri, che lo ha allenato anche nella stagione precedente, poco fortunata a dire il vero (1 gol nel derby col Messina in 9 presenze), e produce 18 gol in 37 partite. Nell’estate successiva per “Rolandinho” si scatena una vera asta: alla fine lo prende il Manchester City di Sven Goran Eriksson, dove non si ripeterà (4 centri in 20 presenze), anche per la concorrenza. Dopo la poco brillante esperienza alla Lazio, Bianchi è tornato a buoni livelli al Torino, ma in serie B.

RICOSTRUZIONE CASSANO — Qui la mano del tecnico toscano è stata meno rilevante, soprattutto se parliamo della costruzione del giocatore. Antonio era un campione molto prima di arrivare alla Samp dal Real nell’estate 2007, reduce dalle liti con Fabio Capello e dalle notti nella movida di Madrid. Il merito, non da poco, di Mazzarri, è stato quello di ridare serenità al giocatore, dandogli la massima libertà sul fronte offensivo e non pretendendo di imbrigliarne il talento un po’ brado. Accanto a lui in avanti c’è prevalentemente Emiiliano Bonazzoli, altro centravanti che deve l’approdo al grande calcio a Mazzarri: fu lui a lanciarlo a Reggio nel 2004-05. Nella prima stagione, Cassano segna 10 gol in 22 presenze in serie A. Ma saprà fare meglio nel secondo anno mazzarriano, quello della finale di Coppa Italia persa ai rigori con la Lazio, con 12 centri (record personale) in campionato.

TRASFORMAZIONE CAVANI — Ok, già a Palermo si vedeva che il ragazzo era di quelli buoni. Ma proprio buoni. E qualcuno potrà dire che quella dell’uruguaiano (classe 1987, mica un veterano) sia stata una maturazione indipendente dall’allenatore. Però che si diceva di lui in Sicilia? Grande talento, grande velocità. Ma sbaglia troppi gol. Ebbene, a Napoli siamo a quota 26 in 34 partite. Dato assolutamente provvisorio. La verità è che Mazzarri ha trasformato un talento di primo livello in un giocatore decisivo. Implacabile davanti alla porta. Maturo negli atteggiamenti e nel saper gestire la pressione in una piazza che sa essere anche opprimente. Gli schemi del toscano lo hanno esaltato. Guardate come si muove il Matador senza palla. In sincronia con Ezequiel Lavezzi e Marek Hamsik. Difficile non vedere la mano dell’allenatore. La stessa che farà chiudere la stagione ad Hamsik, di certo non una punta, in doppia cifra per il secondo anno consecutivo. E’ un dettaglio vedere se supererà i 12 dell’anno scorso, quando giocò (e segnò) anche per Roberto Donadoni.

rilancio PAZZINI — Ricordate il vero bivio nella carriera del Pazzo? Estate 2007: la Fiorentina decide di puntare su di lui cedendo Luca Toni, che lo chiudeva, al Bayern Monaco. Il successivo anno e mezzo non è dei migliori e i viola lo cedono nel gennaio 2009 alla Sampdoria. Senza troppi rimpianti. Nei bar di Firenze dopo un gol clamoroso sbagliato nel derby col Siena nella città del Palio, si ascoltavano i commenti peggiori. L’allenatore di quella Samp è Walter Mazzarri. Che ne esalta le caratteristiche, mettendogli accanto il partner adatto a lui: Antonio Cassano. I due insieme fanno faville e Pazzini, nonostante arrivi nel mercato di riparazione, si integra subito. I gol sono 11 in 19 partite. Una media da grande punta, superiore anche a quella della stagione successiva, dove le reti sono 19 ma in 37 presenze. Il giocatore sale un altro gradino, fino ad arrivare all’Inter.

FUTURO — Non sappiamo cosa farà Mazzarri l’anno prossimo. La Juve lo tiene d’occhio come alternativa a Delneri e i rapporti con De Laurentiis non sono più così idilliaci. E’ antipatico. Non sa gestire il rapporto con i media e le sue squadre non hanno la fase offensiva, dicono i suoi detrattori. Il primo punto, ammesso che sia così, non attiene alla sfera calcistica ed è quindi irrilevante. Sul secondo si può lavorare. Ma il terzo, numeri alla mano, non sussiste. Sicuri che non sia pronto per la Juve o un’altra grande?

La Redazione

A.S.

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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