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Hamsik: “Dobbiamo continuare a ragionare con la testa di una grande”

E se lo dice lui: «Non vediamo l’ora di giocare. Napoli, continua così, non dobbiamo fermarci più».  Se lo dice Hamsik, vuol dire che la febbre è alta, che c’è già il Catania nella testa, e che questo 2013 bagnato con la sua prima rete può essere l’anno giusto: «E pensare che eravamo a dieci punti…». Madame ora è a un niente, una partita sola: e quel che resta del «Tardini», della gioia sfrenata che induce Marekiaro ad andarsene subito sul proprio sito per rendere partecipi i suoi fans del proprio stato d’animo, è la considerazione che tutto è cambiato, che la testa è altrove, che però certe cose si pensano e non si confessano. Magari si lasciano capire. «Sabato sera avevamo visto che la Juventus e la Lazio avevano rallentato: ma sapevamo di giocare sul campo di una squadra molto forte, imbattuta dinnanzi al proprio pubblico. Siamo stati bravi».

MERAVIGLIA
– La settima rete, che per lui poi è l’ottava, perché la palla diabolica toccata da Borja Valero la ritiene pure sua, perlomeno della cresta, è la prima di questo gennaio trascorso a dispensare assist e rompe un digiuno che stava diventando troppo lungo ed anche inaccettabile per un centrocampista che fa la differenza e sa come farla. «Era stata dura, in avvio. Poi è stato il lancio di Dzemaili a mettermi in condizione di calciare. Sono riuscito a toccarla come dovevo e siamo andati in vantaggio». Al resto ha pensato Cavani, che ha sistemato la pratica dopo il pareggio del Parma, restituendo valore alla zampata di Hamsik, che al lunedì mattina ha già offerto al popolo dei naviganti tutto se stesso, con tanto di immagine simbolica racchiusa nelle poche righe che rappresentano però una cartina di tornasole.
RIECCOLO
– E’ tornato, ammesso che fosse scomparso, riemergendo dalle brume invernali d’un gennaio al quale è statisticamente allergico: e ora insegue la doppia cifra in campionato, di nuovo, lui ch’è stato capocannoniere azzurro per tre anni, prima che arrivasse el matador. E’ tornato Hamsik con una partita al fosforo e a tutto campo, dispensando suggerimenti, accendendo la luce, divertendo e poi segnando, come non gli accadeva dal 2 dicembre, contro il Pescara. «Gran servizio di Dzemaili». E in scivolata, i tempi giusti e pure l’impatto ideale consegnato da Hamsik per aprire il match, per metterlo in discesa (momentaneamente), per lanciare quel segnale che aspettavano i settemila di Parma mandati in delirio e poi esaltati da quella manifestazione di attaccamento, con la mano sul cuore e la maglia tenuta in mano come il simbolo della propria esistenza calcistica.
LA GIOIA
– Segna Hamsik e dà libero sfogo a quello che sente dentro, a quanto ribadito alla vigilia «ricevuta» in dono da Mazzarri (vuoi vedere che scaramanticamente, venerdì, torna lo slovacco in conferenza stampa?) ed utilizzata per sottolineare un principio: «Io qua sono felice, sto crescendo con la società, stiamo facendo cose straordinarie da tante stagioni. E ora dobbiamo solo continuare a ragionare con la testa di una grande». Lo diceva lui, sabato mattina. E se lunedì mattina ha detto altro ( «e pensare che erano dieci punti…»), vuol dire che le idee sono Marekiarissime.

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

M.V.

 

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