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Insigne: “Studio da Del Piero”

Il ragazzo napoletano ringrazia Zeman e Mazzarri per i traguardi raggiunti

Quando Alessandro Del Piero arrivò per la prima volta in Nazionale, chiamato da Arrigo Sacchi per una partita con l’Estonia, Lorenzo Insigne andava all’asilo. Aveva 4 anni e forse cominciava a fantasticare che un giorno avrebbe giocato con Alex e che avrebbe perfino osato chiedergli la maglia. Ricordiamo ancora la faccia di Del Piero a Coverciano in quell’ultima settimana di marzo del ‘95. Era attento, non spaurito, non preoccupato. Parlava con la sua vocina, ma già allora diceva cose sensate. L’espressione di Insigne, al primo giorno di Nazionale, è attenta come quella di Alex. Sembra anche tranquillo, prova un paio di battute e una gli riesce pure bene. La sensazione della prima volta di Del Piero era che non sarebbe stata l’unica volta. E qui il confronto sembra pari: nemmeno per Insigne, se il corso delle cose sarà naturale, si tratta dell’ultima volta in Nazionale.

«VOLEVO INCONTRARE ALEX» – Insigne e Del Piero sono il futuro e il passato (purtroppo il passato) del calcio italiano. Lorenzo stravede per l’ex juventino e pensare che quella maglia di seconda punta della Nazionale, la maglia che è stata di Alex, possa finire sulle sue spalle lo rende elettrico. Prandelli lo ha chiamato al posto di Cassano, del resto Insigne gioca nella stessa identica posizione del barese, solo che lui si muove, e anche tanto. Gioca e corre, perché con Zeman e Mazzarri si fa così. Ma Cassano in questo discorso non c’entra. Il giocatore che Insigne ama è Del Piero. «Io non sono come Antonio, lui è un campione mentre io sono un giovane che deve dimostrare ancora il suo valore. Come giocatore è fortissimo, ma non mi ispiro a lui. Il mio idolo è Alex, da piccolo vedevo sempre i suoi gol. Cosa ho cercato di rubargli? I tiri a giro. Ci provo spesso. Mi dispiace non poterlo incontrare in Serie A, io arrivo e lui se ne va. Ho sempre sognato di conoscerlo e di poter scambiare la maglia con lui. Portare Del Piero al Napoli? Già, mò lo dico a De Laurentiis…». 

ZEMAN E MAZZARRI – Insigne è qui perché nel Napoli è partito come tutti si aspettavano. Durante il ritiro era in prova, doveva decidere Mazzarri se tenerlo o lasciarlo andare ancora un anno. Non ci sono stati dubbi. «Penso di aver fatto bene con Zeman l’anno scorso e poi in ritiro col Napoli. Se sono qui, devo dire grazie a Mazzarri, oltre che alla mia famiglia e alla mia ragazza, Genny. Ma non mi aspettavo di arrivare così presto in Nazionale” . Il boemo e il livornese. «Sono due allenatori molto diversi, come si vede dal tipo di gioco. Con Zeman facevo più l’esterno d’attacco, con Mazzarri gioco da seconda punta. Cavani ed io lavoriamo anche in fase difensiva. A Pescara mi sono trovato benissimo, per me Zeman è un grande allenatore e se i giovani della Roma lo seguono può fare cose importanti». 

IL SOGNO SCUDETTO – Juve, Napoli e Roma, dai discorsi di Insigne il terzetto per lo scudetto è questo. «La Juve ha grandi campioni, però se noi continuiamo così ce la possiamo giocare con chiunque. Il mio sogno è vincere qualcosa di importante col Napoli, uno scudetto, una Coppa Italia…». E’ già un sogno giocare accanto a Cavani. «Fa un grande effetto, se penso che a questi campioni facevo da raccattapalle…». Questo ragazzo è il calcio di domani, come Verratti, come Immobile e Florenzi ( «ho abbracciato Verratti, sugli altri due punto per questa stagione» ): se hanno finalmente un po’ di spazio è merito anche della crisi. Via Ibrahimovic, Lavezzi e Thiago Silva la serie A è più povera, ma può diventare il campionato dei giovani. «E’ un bene che si faccia giocare di più i ragazzi. Ora lo spazio c’è, ma dobbiamo sempre lavorare e non commettere l’errore che a questa età ti brucia: credere di essere arrivato. Perché ad arrivare ci metti tanto, ma a tornare indietro ci metti un attimo. La differenza fra la serie B e la serie A? I tempi di gioco. In B ti fanno prendere palla tranquillamente, in A no». 

NON CI CREDEVA – Dice di non aver creduto, alla fine della partita con la Fiorentina, alla notizia della sua convocazione. «Nella mia testa c’era ancora la Under 21 per questo all’inizio non ho creduto alla convocazione, poi però sono tornato a casa, ho acceso la tv e ho capito che sarei andato davvero a Coverciano». E’ una bugìa che in un giorno così può scappare senza lasciare traccia. Lo sapeva che sarebbe andato in Nazionale dal giorno in cui Mangia l’ha escluso dalla lista della Under 21. «In effetti ho pensato: “strano che non mi chiami”…». 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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