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Lega, Beretta fino al 30 giugno poi scatta la rifondazione

Prima presentata una mozione di sfiducia per il presidente quindi l’accordo sulla nuova governance

C’è voluta una spallata per convincere i presidenti delle società di calcio di serie A che la Lega, quella nata meno di due anni fa, è da ripensare, negli uomini e nei ruoli. E allora, alla fine di una giornata che era cominciata coi nervosismi di una mozione di sfiducia al presidente Maurizio Beretta presentata da otto società, che peraltro non aveva la minima possibilità di passare, tra toni aspri e un po’ di baruffa tra esponenti dell’una e dell’altra parte, compresi gli ammonimenti di Andrea Agnelli («è sciocco cambiare presidente ora», ha detto rompendo un silenzio che in Lega è quasi tradizione), è stata trovata l’unanimità sulla necessità di rifondarsi.
Chi ha vinto? Ieri hanno vinto tutti. Quelli come Cellino e Zamparini, che denunciavano l’immobilismo colpevole; quelli come Paolillo, disposto a rischiare perfino il commissariamento pur di mettere mano alle riforme. E gli altri che volevano che Beretta restasse al suo posto fino a riforme compiute. «L’assemblea della Lega di A ha deciso all’unanimità di procedere alla riforma della governance della Lega nel più breve tempo possibile – si legge in un comunicato – e nell’ambito della stagione sportiva, quindi entro il 30 giugno 2012». Tempi stretti?, tempi sufficienti come ritiene Beretta? Dipende da cosa e quanto si vuole cambiare. Di sicuro deve cambiare lo statuto. Per dare più poteri al Consiglio e al presidente che adesso non ne hanno, togliendone una fetta all’Assemblea sovrana.
Ed è sicuramente un ritorno al futuro, un ripensamento. E poi va deciso se il presidente debba continuare ad essere un esterno o possa tornare a farlo un presidente magari affiancato da un tecnico, magari a turno. Insomma, ipotesi tante. Giovedì 8 marzo il Consiglio deve cominciare a elaborare le proposte di modifiche da sottoporre all’assemblea del 16 marzo sul completamento del Consiglio con le nomine dei due consiglieri mancanti, il vicepresidente, posto lasciato vacante da Rosella Sensi, e quello disponibile dopo la retrocessione della Samp. «Il dato soddisfacente – per Beretta – è la ritrovata unità, le necessità di modifiche alla governance erano chiaramente emerse. È un passo indietro la revisione dei poteri tra consiglio, assemblea e presidente? Non so, quello che è certo è che all’assemblea restano di sicuro tutte le decisioni sulla ripartizione delle risorse economiche».
Per Beretta parte un cantiere interessante. «Si è fatto tanto in questi due anni – rivendica Beretta – si è affrontata la rivoluzione Copernicana della legge Melandri e dato sicurezza al calcio con il rinnovo dei diritti tv che assicurano il futuro».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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