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Legge del turnover: si delineano il Napoli “1” e il Napoli “2”…

Il «vecchio» che avanza si lancia nel futuro ma nel calcio del Terzo Millennio, una partita un giorno sì e l’altro pure, le gerarchie si possono ribaltare tra un tempo e l’altro o tra un match e quello immediatamente successivo.
La Supercoppa per avviare il motore, il campionato e le sue trentotto sfide per appassionarsi, l’Europa League e almeno sei match già garantiti per divertirsi e poi la Coppa Italia: alla fine, è un tour ma anche un rompicapo tecnico-tattico, da risolvere ogni 48-72 ore, avendo in mano l’organico e sfogliandolo con cura.

IL NAPOLI 1 – La storia è quasi in una filastrocca, come s’usava una volta: e allora si ricomincia (quasi) da dove s’è finito, canticchiando De Sanctis….pausa….Campagnaro, Cannavaro, Aronica…pausa….Maggio, Gargano, Inler, Hamsik, Zuniga…..pausa….Pandev…pausa….Cavani. Non c’è più il pocho, c’è centrocampista in più che obbliga a spendere più fiato per declamare, ma poi si recupera perché tra le linee c’è un uomo in meno.

I titolarissimi, come nel Napoli che s’è portato in bacheca la Coppa Italia, restano un filino avanti, però privi di certezze, perché gli allenamenti hanno un valore e le prestazioni pure: per conquistarsi la maglia, l’ultima parola spetterà al campo.

IL NAPOLI 2 – Poi c’è chi si scalda, chi prova a scuotere Mazzarri, chi ha perso praticamente una stagione per colpa della sorte (Donadel), chi ne ha persa metà (Britos), chi ha avuto sei mesi per ambientarsi (Vargas), chi s’è scatenato in Nazionale e ora vuole conquistare il Napoli (Fernandez), chi ha familiarità con il ruolo e lancia la sua personale rivincita per riconquistare i gradi (Dossena).

L’altro Napoli non è poi così distante da quello annunciato come il modello base e corre, corre, corre per giocarsela, com’è giusto che sia. E’ il Napoli che incuriosisce con Roberto Insigne o è anche il Napoli nel quale (teoricamente) finirebbero Gamberini e Behrami, praticamente gli omologhi – per ruolo – di Campagnaro e Gargano, però con caratteristiche differenti ed anche con possibilità ampie per Mazzarri di sfruttarne la poliedricità: il difensore, nato centrale, può fare il destro della difesa a tre, ma può starsene anche in mezzo; e lo svizzero, che alla Lazio ha fatto l’esterno alto e quello basso, ora ha imparato a giocar da interno, sa fare il mediano o la mezzala, può essere un intermedio di riferimento e chiaramente consentire variazioni sul tema.

C’è un vuoto «alternativo» in questa formazione ed è a destra, corsia consegnata sempre a Maggio oppure, se vi garba, a Zuniga che lì nacque, prima di scorprisi mancino.

IL TURN OVER – La cosiddetta dura legge del turn over troverà la sua naturale applicazione soprattutto in Europa League e stavolta i cambiamenti saranno massicci, quasi radicali: privilegiare il campionato vorrà dire cercare di non perdere quei dieci-dodici punti che Mazzarri ritiene siano sottratti dalla Champions; ma mandare il Napoli 2 in Europa League non significherà ignorare una manifestazione che ha una sua visibilità.

E poi, se qualcuno aspira a diventare una star al sabato e alla domenica è proprio al giovedì che deve dimostrare di avere le carte in regola da buttare sul tappeto verde. Ma sono pure gli altri giorni, ovviamente: Mazzarri gradirebbe.

 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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