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Napoli e Parma oltre il calcio

Quando c’era Ferlaino tanti gli affari e gli scambi oggi tra i due club c’è molta stima e rispetto

Oggi stima e rispetto, in passato affari e scambi. La sfida tra il Napoli e il Parma va oltre il calcio.  Tra le due piazze non c’è mai stato un gemellaggio ma entrambe le società si sono sempre volute  bene. Aurelio De Laurentiis e Tommaso Ghirardi non hanno lo stesso rapporto che avevano Corrado Ferlaino e Calisto Tanzi.  I patron attuali si sono incrociati solo per l’acquisto di Dzemaili e le cessioni di Blasi e Santacroce. Quelli di una volta, invece, avevano creato un rapporto di amicizia e collaborazione durato addirittura un decennio.  Tutto cominciò nel 1993 quando l’allora  club gestito dall’Ingegnere decise di fare cassa cedendo ai gialloblu molto più danarosi Crippa e  Zola. Da qualche anno era finito il mito di Maradona e il Napoli proprio non riusciva a tenere i ritmi  economici delle big. Tante le spese impossibili da sostenere e per forza di cose si doveva vendere al  miglior offerente. In quel periodo la famiglia Tanzi era ricca e poteva tranquillamente sborsare dei  soldi per rinforzarsi. L’arrivo dell’erede di Maradona fece il giro del mondo. Il sardo era cresciuto all’ombra del grande Diego e aveva imparato molto. A Ferlaino, però, servivano dei calciatori per  poter completare la rosa. Ecco, quindi, che dall’Emilia partirono direzione Soccavo sia Bia che  Gambaro. La cessione famosa che nessuno ha mai dimenticata fu quella di Fabio Cannavaro. Da poco buttato nella mischia, il difensore della Loggetta fu il salvatore della patria poiché fece  guadagnare a Ferlaino la bellezza di 13 miliardi. «Napoli è Napoli », disse allora il cavaliere Tanzi. Ma non finì mica lì. Il patron del Parma spedì alla corte dell’Ingegnere Pizzi e Ayala. Avrebbe voluto inserire nel pacco regalo pure Pippo Inzaghi ma Boskov disse di no. Ci si è sempre rammaricati per la scelta visto cosa ha fatto in carriera l’attaccante del Milan. Non un solo  Cannavaro. Prima che il Napoli partisse per il ritiro, a prendere la via Emilia fu l’attuale capitano  dei partenopei. Paolo era un giovanotto dalle belle speranze. Novellino avrebbe sicuramente puntato  su di lui ma Ferlaino non perse tempo e gli diede la possibilità di giocare per poco al fianco del  fratello più grande diventato poi uno dei difensori più forti del mondo. L’allora tecnico che poi riuscì a conquistare la promozione in serie A ebbe come contropartita Stellone e Matuzalem. Due pedine che risultarono fondamentali per scalare la classifica. Nel 2003 col crac Parmalat la storia calcistica dei Tanzi finì consentendo a Ghirardi di diventare il patron. A distanza di un anno fallì il Napoli e dalla ceneri lo risollevò De Laurentiis. Oggi la storia è cambiata. È la società partenopea ad essere più ricca grazie all’ottimo lavoro fatto dal produttore cinematografico mentre il club  gialloblu va avanti per la sua strada senza puntare ad obiettivi importanti. Come detto, la scorsa  estate Riccardo Bigon ha acquistato Blerim Dzemaili sborsando sette milioni di euro più Blasi (oggi  al Lecce) che aveva il contratto in scadenza. Leonardi, dal canto suo, ha voluto Fabiano Santacroce  che oggi si sta riprendendo da vecchi infortuni che gli avevano frenato la carriera. Sulla panchina  dei ducali c’è un’altra vecchia conoscenza del Napoli ma Donadoni c’è capitato per caso e non per  volere reciproco dei due presidenti. L’ex ct della nazionale italiana ha preso il posto di Colomba  (altro doppio ex) con la speranza di dare qualche soddisfazione in più ai sostenitori gialloblu. Domenica prossima, dunque, al Tardini va in scena un match tra due formazioni che stanno lottando per obiettivi diversi. In campo inutile dire che non ci saranno esclusioni di colpi perché ognuno  vorrà vincere per dare continuità a tutto quello che di buono si sta facendo negli ultimi tempi ma  sicuramente in tribuna sia Ghirardi che De Laurentiis si saluteranno e guarderanno la partita tifando  per le rispettive squadre.

Fonte: Il Roma

La Redazione

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