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Napoli, viaggio nel mondo di Cavani a Lucrino nel buen retiro del Matador

NAPOLI (10 ottobre) – «Mi hanno chiesto com’era la mia mozzarella, perché Cavani ne è ghiotto. Poi però non si è più visto nessuno». Da poco più di un mese Lucrino ha un ospite importante. Edinson Cavani, il bomber uruguaiano, vive in una villetta alle spalle dei laghi, Lucrino e Averno. Qui, sullo specchio d’acqua che secondo la millenaria leggenda spalancava la porta degli inferi, negli anni passati avevano preso casa altri due bomber (?) sudamericani, Edmundo e Zalayeta. Due esperienze a Napoli non proprio positive. Ma è bastato spostare di qualche centinaio di metri la residenza dell’attaccante e la sorte sembra rovesciata.

Un fantasma, Cavani. Esce solo in auto. È la moglie, o più spesso la cameriera, a fare commissioni in zona. Sa che l’affetto dei napoletani può essere opprimente. Ma questa bella frazione di Pozzuoli, il mare davanti, il verde dei pini e dei lentischi del Montenuovo alle spalle, immersa nella millenaria storia romana, custodisce con gelosia la riservatezza del calciatore. Anche se poi, come un miracolo, quando il goleador è in strada, si materializzano all’improvviso, non si sa come, venti-trenta persone che lo circondano.

E in tanti lo aspettano. Il bar per un primo caffè, il ristorante per una pizza. Dove, invece, si è fatto già vedere è all’edicola. Non proprio tutti i giorni ma spesso arriva la moglie Maria Soledad. Lettura preferita? Ovviamente i quotidiani sportivi. «Vengono con l’auto, scende la signora – spiega la signora Nunzia, l’edicolante – e prende un paio di giornali. Lui l’abbiamo visto seduto alla guida». Dove abita Cavani, nessuno lo vuole dire. Ma è il segreto di Pulcinella a Lucrino. Anche perché la sua residenza a due piani è l’unica che, in un’area dove i vincoli di inedificabilità paesaggistica sono assoluti, un piccolo torrino realizzato da poco domina il lastrico solare. L’ambiente è molto tranquillo.

L’aria salubre, tra brezze marine e la ricca vegetazione della zona. El matador ha preso in affitto una villetta con giardino in un parco chiuso, una ventina di case monofamiliari. C’è addirittura una chiesetta all’entrata del parco, una stanzetta dove si dice messa. Chiesa cattolica. Il giocatore è, invece, un atleta di Cristo, appartenente alla chiesa evangelica pentacostale. La sua fede in Dio è risaputa. «È una persona molto educata – spiega una vicina, che abita proprio di fronte – saluta sempre, anche per primo. È la verità: non danno nessun fastidio, gente tranquilla e non mi sembrano neanche presuntuosi».

Anche perchè la famiglia Cavani spesso non c’è a casa. Il giocatore, per esempio, adesso è in Asia con la sua nazionale. Tornerà a Napoli, pardon a Pozzuoli, la metà della settimana prossima. «Per ora abbiamo visto Maria Soledad, la moglie – racconta Gennaro, il salumiere nella piazza di Lucrino – una persona gentile, parla molto bene l’italiano». Niente prelibatezze napoletane, per ora. «Mi è rimasto impresso il fatto che comprò molta maionese. E mi chiese della mozzarella, dicendo che il marito ne va matto. Però poi non l’abbiamo più vista, nè lei nè la cameriera».

E Cavani ai giornali del suo paese si era detto felice della scelta fatta. Sia Napoli («mi ha portato Dio»), che la nuova casa: «Abito in una zona tranquilla. Da casa mi si vede un antico castello (quello di Baia ndr) e dal salotto vediamo Capri». Ma quello che più importa è che a Napoli nascerà il primo figlio del matador. Un evento che rinsalderà il legame appena nato ma già forte tra Cavani e Napoli.

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