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Nonostante la scaramanzia, i riti dei tifosi azzurri iniziano in anticipo

Diciamo la verità. Di trionfi e di vigilie di grandi trionfi il Napoli non ne ha vissuti tanti. Due scudetti, una coppa Uefa, una Supercoppa Italiana, quattro coppe Italia: queste le emozioni più forti e più importanti. Roba che non riempie una parete intera, ma che forse proprio per questo ha una presenza forte nei ricordi e nei sentimenti della gente azzurra. E così, a tre giorni da Napoli-Juve nel “Nido” di Pechino, eccole tornare quelle immagini felici. Nomi, volti, sensazioni ai quali né il tempo né certe mortificazioni come il fallimento e la serie C riescono a far ombra.

 

Un ricordo su tutti – Il padre e la madre di tutte le emozione azzurre. Pure di quelle che saranno. Che verranno: 10 maggio 1987. Il Napoli s’attacca sulla maglia il suo primo, storico scudetto. Ma la festa comincia sette giorni prima. L’attesa, come una di quelle feste patronali d’una volta, dura una settimana e finisce con la processione del santo, i lenzuoli colorati fuori dei balconi e i fuochi d’artificio. Insomma, la vigilia azzurra più lunga, più bella, più dolce, più attesa, più sperata, più desiderata d’ogni tempo.
Chi c’era se la porta dentro; chi è venuto dopo se l’è sentita raccontare coma la favola più bella. Grazie all’inatteso successo dell’Ascoli sull’Inter, al Napoli bastava un pari contro la Fiorentina, quel 17 maggio, per essere campione. Ma per la città era già tricolore. Non c’era povero vicolo o aristocratica piazza senza striscioni e senza bandiere. E d’incanto e di notte cambiarono nome molte strade. Napoli si svegliò una mattina e scoprì piazza Maradona, corso Careca, vico De Napoli a Chiaia. via Ciccio Romano. Una città azzurra. Una frenesia totale e trasversale. Anche chi di calcio non s’era mai occupato, anche chi il calcio l’aveva sempre trattato con la puzza al naso, infatti, fu e si fece trasportate dall’onda di tifo e d’entusiasmo.

Grazie, Napoli d’allora – Perché quel Napoli, con quel suo scudetto, seppe essere l’unico collante forte, resistente, capace di rimettere assieme i cocci di una città ancora ferita dal terremoto di sette anni prima. Un medicamento. Una fortuna. Però meritata e giusta.

Gol di Carnevale, pareggio di Baggio e poi sirene di navi ad annunciare l’inizio della notte più lunga e più festeggiata. Che notte. E che vigilia. E che trionfo per quel Napoli che arrivò allo stadio per il match coi viola scortato da un esercito di motorini e di bandiere, tra due ali di folla già impazzita di felicità.
Certo, nel ’90 arrivò il secondo tricolore, ma non fu la stessa cosa. Del resto, si sa, è la prima volta che non si scorda mai. Ma la festa fu liberatoria pure allora. «Campioni, campioni, ci gridava la gente dagli spalti di Bologna. Campioni, campioni sentivamo in campo. Era successo -ricorda Antonio Careca- che mentre noi vincevamo per 4 a 2, il Milan stava perdendo a Verona». E pure allora, tra quel Bologna-Napoli e l’ultima al San Paolo con la Lazio fu vigilia lunga. Un’altra felicissima attesa prima della grande festa legittimata da un colpo di testa vincente di Marco Baroni. Città che si colorò d’azzurro un’altra volta in attesa di quel 29 aprile che lasciò al Milan soltanto la consolazione di un Van Basten re del gol in campionato.

Supercoppa numero uno – E attaccato a questo trionfo, la conquista della prima – e per ora unica – Supercoppa Italiana. 1 settembre del ’90. Dopo un’estate tricolore, allora come ora, la sfida con la Juve. La città tornò viva all’improvviso. Chi era ancora in ferie tornò orgoglioso e speranzoso. Riaprirono botteghe e ristoranti per quell’occasione che, messo in archivio il Mondiale, era anche il primo appuntamento ufficiale del calcio italiano. Non solo. Era, infatti, anche il ritorno di Diego Maradona al San Paolo dopo il travaglio e le polemiche di quell’Italia-Argentina che divise i cuori azzurri. La Supercoppa, l’avversaria storica, la grande attesa e, poi, il grande e largo e inaspettatamente facile successo. Cinque a uno. Quattro a uno a fine primo tempo. Che notte quella notte, con doppiette di Careca e Silenzi e firma anche di Crippa.

Ma, un anno prima, il 17 maggio dell’89, c’era stato un altro successo assai importante. Un’altra grande attesa con annesso grande, epocale esodo. L’invasione napoletana della Germania. Una lunga, colorata, speranzosa marcia su Stoccarda per la finale della coppa Uefa. Un trentamila e con ogni mezzo raggiunsero la città tedesca, con Tarvisio tappa intermedia per la notte. C’era voglia d’Europa in quei giorni di vigilia. Ed Europa fu per quel Napoli che si sentì stella internazionale. Ebbene, ventitré anni dopo quella voglia è di nuovo qui. Da Stoccarda a Pechino. Dalla Uefa alla Supercoppa. Da una vigilia a un’altra. Chissà, forse anche da un trionfo a un altro.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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