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Partita persa a centrocampo, troppa libertà a Pirlo e Pogba

Nei primi 40 secondi di gioco ci sono, condensati, tutti i problemi tattici e mentali registrati dal Napoli nel resto della partita: il Napoli batte il calcio d’inizio regalando, con un lancio lungo di Fernandez, subito la palla all’avversario. La Juve si ripropone con una lancio analogo di Bonucci ma per sviluppare la manovra con Isla e Vidal. Ma come spesso accade nel calcio la palla è solo lo specchietto per le allodole. Il pericolo è dalla parte opposta. Behrami e Inler solo costretti a scivolare in zona palla. Si palesa così subito il problema più grosso, l’inferiorità numerica nella zona centrale del campo. Pirlo, Vidal e Pogba sanno come sfruttare a loro vantaggio questo spazio. Nella fattispecie Pogba non deve scapicollarsi per arrivare a chiudere il cross di Isla, gli basta seguire l’azione trotterellando senza intravedere maglie azzurre. Maggio si abbassa per marcare Lloriente, Callejon rimane largo a destra, non ci capisce a fare cosa. Così il francese arriva al tiro indisturbato come accadrà anche in occasione del 3-0. La conclusione è sporca, Reina ci mette un pezza deviando la palla in d’angolo. Il gol arriva sulla successiva battuta dalla bandierina.
Molte squadre l’anno scorso affrontando la Juve commutavano il loro sistema di gioco, qualunque fosse, al 3-5-2. Giocare in maniera speculare consentiva loro di avere superiorità numerica in difesa ed equilibrio in mediana. Il tecnico spagnolo è un allenatore che non cambia il suo disegno tattico in funzione dell’avversario. Ma degli adattamenti sarebbero stati necessari. Insigne e Callejon rincorrendo Isla e Asamoah non hanno mai potuto stringere al centro per aiutare i due mediani azzurri. L’alternativa sarebbe stata quella di bloccare Hamsik su Pirlo ma anche questa soluzione non è mai stata praticata. Così le scorribande del centrocampista della Nazionale sono risultate devastanti. Nelle poche volte che Higuain e Hamsik si abbassavano per dare compattezza al centrocampo sopraggiungevano i difensori bianconeri a ricrerare la superiorità numerica nella costruzione del gioco.
Ma l’incubo più grosso non è stato nella fase difensiva. Suppongo che la strategia di Benitez fosse quella di abbassarsi per poi ripartire. Ma proprio nella fase di transizione è venuto fuori lo strapotere fisico e psicologico dei bianconeri. La Juve ha bloccato subito ogni velleità di ripartenza di Callejon e Insigne aggredendoli in prima battuta coi centrocampisti e subito dopo coi difensori disponibili a prendersi il rischio di andare al recupero palla oltre la mediana del campo.
Il Napoli nel primo tempo non ha mai trovato contromosse adeguate. Non mi piace quando un allenatore giustifica con gli episodi la prestazione negativa della sua squadra. Abbiamo visto il Sassuolo prendere gol in apertura a Napoli e Roma e continuare a fare la sua partita fino a coronarla col pareggio. Per cui la rete iniziale di Llorente non deve e non può essere un alibi.
L’occasione sventata ancora da Reina all’8′ è stato il segnale definitivo che il Napoli non è sceso in campo con la testa giusta. Sul calcio d’angolo da sinistra la Juve cerca la combinazione con Pirlo che si libera facilmente per il traversone. La palla è indirizzata a Pogba sul secondo palo. Lo schema è di facile lettura. La sponda del francese non può che essere a centro area dove si avventano tre bianconeri. Nonostante questo, come in occasione del gol in apertura, Fernandez & C. si addormentano lasciando campo libero agli avversari. Salva Reina.
La Juve ha tenuto bene anche nel secondo tempo quando ha saputo cambiare atteggiamento lasciando più campo al Napoli il cui possesso palla è stato prolungato ma molto orizzontale e prevedibile.
La partecipazione alla fase di non possesso di Tevez e Llorente è stata incredibile rendendo ancor più farraginosa la circolazione palla degli azzurri. Higuain e Insigne hanno avuto qualche buona chance ma le conclusioni non sono mai state folgoranti. Lo è stata invece la punizione di Pirlo che ha spento ogni velleità dei partenopei che devono ora trovare la forza di ripartire perché comunque tutto è ancora possibile.

Fonte: Il Mattino

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