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Questo attuale non è il periodo peggiore per il Napoli

Nella prima stagione gli azzurri non vinsero per molte settimane

Fuga dalla vittoria. E’ da cinque partite, infatti, che il Napoli non vince. Due pareggi e tre sconfitte una di fila all’altra, che vuol dire la miseria di due punti sui quindici a disposizione. E così quella classifica che appena un mese fa apriva i cuori azzurri a nuove speranze di grandezza, all’improvviso è diventata avvelenata. Il peggior Napoli da quando c’è Mazzarri, si potrebbe credere e pensare. E invece no. Carte alla mano, nella recente storia azzurra c’è stato un segmento ancor più avaro di successi.

PEGGIO DI COSI’ – Prima stagione di Mazzarri. Il signor Walter sostituisce Donadoni dopo otto gare e subito vola. Dal 18 ottobre del 2009 al 30 gennaio del 2011 il Napoli va spedito su una passerella di gioco, novità e mezzi trionfi, visto quel che era la squadra prima del suo arrivo. Sono quindici i risultati buoni e consecutivi: 8 vittorie e sette pareggi. Poi, all’improvviso, il Napoli frena. S’inceppa. Smarrisce la vittoria. Nelle successive otto partite, infatti, solo 5 pareggi e tre sconfitte. Sale e scende, il Napoli. Scende e poi risale. E, infatti, dopo quell’intontimento si rifà e alla fine conquista un sesto posto che gli spalanca le porte dell’Europa. C’è stato di peggio, insomma, anche in epoca Mazzarri. Anche se, e pure questo è vero, questi ultimi cinque amari risultati e queste ultime tre amarissime sconfitte fanno assai più male di quelli di due stagioni fa perché arrivati inattesi e improvvisi e, soprattutto, perché compromettono quel terzo posto-Champions che sembrava un’altra volta alla portata degli azzurri.

EFFETTO CHELSEA – Delusione, sconcerto, persino un poco d’imbarazzo, dunque, accompagnano quest’ultimo periodaccio azzurro, coinciso, guarda caso, con l’uscita dalla Champions. Come se il Napoli avesse lasciato testa e gambe a Londra. Come se il fantasma del Chelsea ancora gli girasse intorno senza dargli pace. Ma poi chissà se veramente è solo un caso oppure no. Preparatori atletici e psicologi del pallone raccontano che non c’è da meravigliarsi se il Napoli ha “mollato” dopo Londra. Tutto dipende, spiegano, dal calo di automotivazioni che ha preso gli azzurri dopo l’uscita dalla Champions. In altre parole: mancato il passaggio ai quarti di Champions, per il Napoli ogni altro obiettivo è diventato debole. Cioè: non in grado di suscitare più emozioni forti e, quindi, forti prestazioni. Insomma, questione di “allenamento mentale”, come dice chi studia il pallone dalla parte della testa. Per altri, forse meno eleganti e scientifici nel ragionamento, la ragione è invece assai più semplice e banale: il Napoli non ce la fa più, ha dato tutto quel che aveva e che poteva e adesso arranca. Rispettabili opinioni tutte e due, ma l’interrogativo che tormenta il tifo azzurro adesso è un altro: riuscirà la squadra a uscire da questa crisi di corsa e risultati, di motivazioni e gioco, di testa leggera e muscoli pesanti?

MOTIVAZIONI ADDORMENTATE – Ebbene, è proprio su questo che si sta concentrando tutto il lavoro dell’allenatore e del suo staff ed è proprio per scuotere quelle motivazioni addormentate che è sceso in campo anche De Laurentiis. Perché se è vero che, come commenta Hamsik, la Champions è andata, è vero pure che restano da giocare ancora sei partite e, soprattutto, la finale della Coppa Italia. Morale: di tempo per riprendere ad allenare il fisico e la mente ce n’è ancora. E ce n’è pure per far diventare la conquista della Coppa Italia un obiettivo forte. Un traguardo, un trofeo, per ridare un senso e un sorriso alla stagione. E poi lo racconta la stessa storia azzurra di Mazzarri: dopo ogni momento nero, il suo Napoli ha sempre trovato la forza di rialzarsi e di ricominciare.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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