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Roberto Cravero: “Il Chelsea deve temere il Napoli”

L'ex calciatore di Lazio e Torino: "Di Matteo ha dato concretezza al Chelsea"

Per due anni fianco a fianco. Compagni in squadra e amici fuori. Roberto Cravero e Roberto Di Matteo. Erano i tempi della Lazio di Zoff e poi di Zeman. Poi strade diverse. Cravero, libero che non faceva sconti in area di rigore, se ne tornò nel suo Torino; Di Matteo, invece, rinnovò i passaporto e andò a confrontarsi con il calcio inglese. Nel suo futuro c’era il Chelsea. Ieri e oggi. Da calciatore apprezzatissimo allo Stamford Bridge, ad allenatore che vuole riconquistare quello stadio.

Ma lei, Cravero, l’immaginava Di Matteo allenatore?
«Forse no. Probabilmente l’ha aiutato il suo ruolo, il suo modo di giocare. Era centrocampista. Un ottimo centrocampista. Era lui che dettava il gioco, che disegnava la manovra. Forse già allora studiava da allenatore e neppure lo sapeva».

Uno di poche parole, Di Matteo.
«Poche? Pochissime. Serio, silenzioso, ma concreto: era ed è così, Roberto. Un professionista vero. E, da allenatore, questa sua concretezza l’ha sempre trasmessa alle sue squadre».

Due partite, due vittorie. Il suo inizio al Chelsea è stato niente male.
«Già. Il Chelsea non è stato brillantissimo ieri contro lo Stoke City, ma a fine partita c’è stata una cosa assai importante. Da Drogba all’ultimo dei magazzinieri, infatti, sono andati tutti ad abbracciarlo. Ciò vuol dire due cose: che vedono in Di Matteo l’uomo giusto, dal carisma giusto, per tirare fuori la squadra dai problemi e, poi, che Roberto è già riuscito a ricostruire un gruppo che vuole mostrarsi compatto anche pubblicamente. Piccoli segnali, ma importanti». 

Insomma, per il Napoli sarebbe stato meglio ritrovare Villas Boas.
«Penso di sì. Anche perché Di Matteo è di casa al Chelsea. Lui è stato un idolo dello Stamford Bridge. Non come Zola che dai tifosi è considerato un dio, ma anche per lui hanno rispetto e stima. E per lui che vuole sfruttare questa grandissima occasione, è un bel vantaggio».

Intanto, con lui in panchina il Chelsea è già cambiato un po’.
«E’ vero: niente più stramberie tattiche, difesa non troppo alta, concretezza. Diciamo che ora il Chelsea è un poco più italiano».

Mentre il Napoli è forse la più inglese delle italiane. Lei è d’accordo?
«Se ci riferiamo alla intensità e alla continuità del ritmo, sono d’accordo anch’io. Ma per il resto no. Le squadre inglesi continuano a caratterizzarsi per i lanci lunghi verso una prima punta isolata che cerca la giocata o fa la sponda. Il Napoli non gioca così. No, se per ritmo è un po’ inglese, per come organizza la sua manovra, il Napoli è invece un po’ spagnolo».

Internazionale, insomma. Ma se l’aspettava un Napoli impegnato a marzo ancora su tutti e tre i percorsi della sua stagione?
«Sì, me lo aspettavo. Il Napoli sta solo confermando le mie previsioni. Per la qualità del suo gioco e per le straordinarie doti di alcuni dei suoi giocatori, non può meravigliare che stia per entrare nel gruppo delle migliori otto squadre d’Europa. Lo trovo persino normale. Anzi, se proprio debbo dirla tutta, dal Napoli mi aspettavo qualcosa di meglio in campionato. In avvio di stagione, infatti, vedevo proprio gli azzurri come gli unici in grado di rendere la vita dura al Milan nella corsa allo scudetto. Però, mi rendo conto che se per la prima volta ti trovi a fare i conti con un torneo come la Champions, beh, allora qualcosa puoi pagare altrove. Peccato, però». 

Il Napoli le piace. Ma del Napoli chi è il suo preferito?
«Troppo facile. La risposta è ovvia: Ezequiel Lavezzi. Ho sempre pensato che il Napoli può rinunciare a qualsivoglia giocatore, tranne uno: il Pocho, appunto. Lui deve starci sempre. E’ essenziale. Di lui la squadra non può fare a meno. Sa sacrificarsi per gli altri, riparte, salta l’avversario, fa assist e ora fa anche gol. Se continua così diventa un calciatore tra i più forti al mondo. Un vero campione».

E ora il Chelsea. Tre a uno all’andata. Un bel vantaggio, però?
«Mettiamola così: è un bel vantaggio, ma non assicura nulla. Ma è quanto basta per far sì che tra il Napoli e il Chelsea debba essere il Chelsea a preoccuparsi assai di più». 

Bene. E detto questo?
«Detto questo, penso che per il Napoli sarà una notte di grande sacrificio, ma che in fondo al sacrificio ci sarà poi il passaggio ai quarti. E sia chiaro: un passaggio del turno che sin qui il Napoli ha dimostrato di meritare in pieno».

Già. Ma dopo tanti applausi e tanti consensi, il Napoli quando comincerà a vincere qualcosa? Ovvero: La squadra è pronta, matura, per puntare a primo successo dell’era De Laurentiis?
«Due cose. La prima: anno dopo anno il Napoli è sempre cresciuto e questo è un merito da riconoscere ai calciatori, certo, ma soprattutto a Mazzarri che ha svolto e sta svolgendo un lavoro eccezionale. La seconda: la capacità del Napoli di portare a casa un titolo e una coppa dipenderà soltanto dagli investimenti che il club farà in futuro. La base c’è, il più è fatto, ora serve l’ultimo passo avanti». 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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