Quel pilastro in mezzo al campo era difficile abbatterlo o aggirarlo. E quando tutto andava per il verso giusto, il pilastro diventava un “transformer” , un vero e proprio missile con ricerca automatica della porta. E molto spesso coglieva nel segno. Perché per Salvatore Bagni l’interdizione non conosceva segreti e, per di più, quella improvvisa ricerca della porta gli veniva naturale, era cioè cosa buona e giusta quando non si poteva optare per un adeguato smistamento della palla. Insomma riassumendo, il grintoso centrale da Correggio, trasformato da Marchesi in mediano durante la sua parentesi interista (dopo essere stato attaccante di fascia) era dotato anche di ottima tecnica e tiro secco e potente.
Avrebbe fatto la gioia di Mazzarri vero?
«Questo non lo so. Ma suppongo che, viste le caratteristiche del suo centrocampo, non mi sarei trovato a mal partito. Anzi, anche in quello attuale ci avrei giocato molto volentieri».
In molte occasioni le riusciva tutto e molto bene, qual era il suo segreto?
«La leggerezza per prima cosa. Giocavo e mi divertivo, senza stress e quindi con minor fatica. A differenza di tanti altri sentivo poco il peso dei giudizi, quello dei tifosi anzi mi serviva da sprone. Mi ha aiutato molto il fatto di essere caratterialmente molto vicino ai napoletani. Mi piace ridere, scherzare e sdrammatizzare un po’ su tutto. Un modo di vedere la vita che aiuta molto in campo, quando c’è bisogno di non prendere troppo sul serio certe cose, di viverle con leggerezza».
Un quadriennio in azzurro (106 presenze e 12 reti), corredato da scudetto e Coppa Italia nel magico ’87. Allora arrivò prima il tricolore, adesso invece si è partiti da un buon antipasto…
«Non lo definirei antipasto assolutamente. Vincere in gara secca all’Olimpico, battendo una squadra fresca di scudetto, che è poi la rivale di sempre, è già un calorico e gustoso primo piatto».
E’ trascorso un quarto di secolo, mica bruscolini: i due Napoli in questione sono completamente diversi?
«Diversi sì ma con qualche similitudine. E questo mi fa ben sperare. Lo ripeterei all’infinito: Napoli è un capitolo sempre aperto ed emozionante nella mia vita. Anche il mio Napoli fu costruito mattone per mattone, tanto che lo scudetto arrivò dopo un ottavo e terzo posto. Stavolta si è partiti da più lontano ma la rincorsa sembra delle migliori. Entrambe sono squadre di carattere, quella attuale lo sta dimostrando nel modo di affrontare gli avversari: con entusiasmo e personalità. Ed ecco il primo trofeo, di ottimo auspicio, e sono convinto che siamo solo al primo campo base della scalata».
E allora, come si punta lo scudetto?
«Con mattoni solidi e di buona qualità, badando principalmente a migliorare di continuo la struttura. Lo ripeto, ravviso una sorta di percorso parallelo con quello che fu il mio inimitabile Napoli. Ci sono uomini in questo Napoli che stanno facendo grandi cose, a cominciare dal presidente, e poi Mazzarri, Bigon e tutto lo staff. Per vincere e rivincere ci vogliono sempre gli uomini giusti nei posti giusti».
Il mercato sta per entrare nel vivo.
«Serve calma ed oculatezza, doti che non mancano ai dirigenti azzurri. Il primo grande acquisto è stato il tecnico. Mazzarri resta e questa è già una sorta di garanzia sulle effettive intenzioni del Napoli. Sono convinto che adesso si punti con decisione al tricolore, siamo al livello delle migliori, Juve compresa».
Però Lavezzi se ne va.
«Il Pocho probabilmente è desideroso di nuove avventure. Ha fatto tanto per il Napoli ed è stato anche ben ripagato. E’ un talento, ma di insostituibili ne conoscevo solo uno. Ci giocavo a stretto contatto».
E allora chi viene adesso?
«Questo non lo so. Ma posso dire che si fa bene ad inseguire un certo Jovetic. Può essere l’alternativa giusta come seconda punta. Varrebbe anche un bel sacrificio economico».
Dove si dovrebbe intervenire ancora?
«Per me servirebbe un sostituto di Inler, che è un gran centrale, un paio di prima serie al centro della difesa e sulla sinistra».
Insigne e Vargas…
«Entrambi non dovrebbero fare panchina nella prossima stagione anche se per motivi diversi. Il primo è ormai sbocciato e ha bisogno di continuità, il cileno non va deprezzato».
Sì, ma qualche nome, qualche idea…
«I più preferisco tenerli per me. Andrebbe, come ho già detto in altre occasioni, seguito Belhanda del Montpellier, un tipo alla Ramirez per intenderci. Conosco bene Cuadrado. Ha grandi colpi, e si potrebbe fare un pensierino…».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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