Non sarà facile. Conquistare uno dei primi tre posti in classifica validi per l’accesso diretto in Champions League per il Napoli sarà molto più che una semplice formalità, alla luce dei valori tecnici e delle condizioni attuali delle pretendenti alla qualificazione alla più importante competizione europea. Le inaspettate sconfitte consecutive con Udinese e Palermo hanno riaperto un discorso che sembrava già archiviato. Con gli azzurri proiettati nella lotta per lo scudetto la bagarre per aggiudicarsi il terzo ed il quarto posto pareva una faccenda da sbrigarsi tra Inter, Udinese e le due romane. Nonostante il pesante contraccolpo emotivo dell’improvviso “ridimensionamento” delle aspettative (frettolosamente alimentate da media alla perenne ricerca di titoli sensazionali e audience) l’ambiente partenopeo sembra aver retto. I tifosi hanno dato grande prova di maturità rimanendo vicini alla squadra e limitandosi ad esprimere compostamente la propria preoccupazione per il rischio di vanificare in dirittura d’arrivo l’eccezionale campionato che fin qui squadra, allenatore e società hanno condotto con pieno merito. A livello ambientale la nota stonata rimane l’ingrossamento, presumibile ma non meno fastidioso, del partito dell “io l’avevo detto”. Una caterva di sedicenti commentatori tecnici che sembra non aspettare altro che momenti di difficoltà della squadra azzurra per potersi affrancare, agli occhi di chi non è dato saperlo, come depositari di chissà quale competenza calcistica. Competenza che non intendo escludere a priori ma che faccio una certa fatica a riconoscere se si arriva al paradosso di mettere in discussione la bontà tecnica di un progetto di una formazione che a quattro giornate dalla fine del campionato ha realizzato già 65 punti (punteggio mai raggiunto dal Napoli da quando la vittoria vale 3 punti), vinto nove volte in trasferta (superando il vecchio record di sette, detenuto dall’allenatore azzurro degli anni ’30 Garbutt e da quello del primo scudetto Bianchi) ed espresso l’attuale capocannoniere del campionato (i 26 goal di Cavani rappresentano l’ennesimo record del Napoli di Mazzarri), oltre che una buona qualità di gioco. Sarò sempre sostenitore del diritto di criticare e di esprimere in assoluta libertà la propria opinione ma tale libertà non solleva dalla responsabilità di argomentare quanto sostenuto. Senza contare che toglie credibilità a possibili critiche l’atteggiamento ondivago di chi incensa la piazza in tempi di trionfi e pontifica in tempi di magre soddisfazioni.
Tornando al dato più strettamente tecnico, le prossime due partite potrebbero essere quelle decisive per la conquista della qualificazione diretta alla Champions del Napoli. Con gli uomini di Mazzarri impegnati nella pur non semplice partita interna con il Genoa, le partite dell’Udinese a Firenze e della Lazio con la sempre temibile Juve sembrano favorire l’allungo degli azzurri. Allungo che potrebbe diventare decisivo nel turno seguente, tenuto conto dello scontro diretto tra Lazio e Udinese e dell’impegno casalingo della Roma con un Milan presumibilmente alla ricerca dei punti scudetto. Discorsi e tabelle che non possono prescindere dalla vittoria di stasera con il Genoa. Affermazione tutt’altro che scontata né favorita dal lungo gemellaggio delle due tifoserie. Le recenti débacle del Napoli di Mazzarri hanno messo in evidenza (questa a me pare una delle possibili critiche costruttive alla squadra) i limiti della formazione azzurra nell’affrontare in periodi di appannamento fisico e mentale squadre che fanno delle veloci ripartenze palla a piede la propria cifra tattica. Non potendo ancora contare su di un tasso tecnico molto elevato a centrocampo e di difensori di caratura internazionale, il Napoli solitamente s’impone su squadre più tecniche sovrastandole sul piano fisico e dell’intensità di gioco, con attacchi incessanti e veloci cambi di gioco. Lo stato di forma non ottimale e il peso delle pressioni mediatiche su di una squadra giovane hanno limitato questa possibilità e palesato i limiti su cui la società dovrà essere brava ad intervenire. Interventi più semplici e di maggiore spessore tecnico se all’orizzonte ci sarà il tanto agognato ritorno nell’élite del calcio continentale. Non è il tempo di basse dispute da cortile di casa ma di sostenere con compattezza squadra e società per la conquista di un traguardo che dovrebbe far gioire e inorgoglire tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Napoli. Come pro memoria per i più distratti osservatori ho scelto di raccontarvi l’ultima affermazione in serie A del Napoli contro la formazione genoana. L’anno era il 1995 e la promessa di quel Napoli rispondeva al nome di Freddy Rincon che con i suoi goal portò il Napoli ad una tranquilla salvezza e a sfiorare la qualificazione in coppa UEFA, sfuggita all’ultima giornata a favore dell’Inter. Il Napoli si classificò settimo con 51 punti in 34 giornate, le stesse in cui quello di Mazzarri ne ha ottenuti 14 in più. A buon intenditor…
Di seguito il video racconto di quella gara:
Pompilio Salerno
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