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Enrico Varriale ad IamNaples.it: “Il Napoli deve tornare ad investire sui giovani, non si può rinunciare ad offerte clamorose”

Enrico Varriale, giornalista e conduttore televisivo, ha rilasciato ai microfoni di IamNaples.it una lunga intervista sulla situazione attuale del movimento calcistico italiano, sul campionato del Napoli e i relativi obiettivi di mercato e, infine, sulla miracolosa scalata della Salernitana. Ecco le sue parole:

Alla luce del fatto che negli ultimi due anni la lotta scudetto, la lotta salvezza e le qualificazioni per i posti nelle competizioni europee sono andate avanti fino all’ultima giornata, secondo Lei il campionato italiano si è livellato in positivo o in negativo? C’è stata una crescita generale o un appiattimento verso il basso?

Io credo che il livellamento sia avvenuto verso il basso perché le grandi squadre, in particolare una, ha conosciuto un momento di crisi anche economica legata alla pandemia e legata anche al discorso Ronaldo che non è stato oggettivamente, da un punto di vista sportivo, un investimento che ha dato i risultati sperati. La crisi economica ha messo ancora più in evidenza il grande gap che c’è tra i grandi club italiani e i grandi club soprattutto della Premier League e della Liga, oltre anche alla Germania che ha comunque un sistema consolidato e forte che consente alla società tedesche, soprattutto quelle di vertice, di mantenere una certa costanza gestionale. Questo ha comportato che, da un lato, non potendo le grandi squadre fare enormi investimenti soprattutto sul piano economico hanno dovuto ridimensionare sul piano tecnico e organico. Nel contempo, però, le squadre di medio/bassa classifica sono state, secondo me, ben gestite dal punto di vista economico e tecnico. Hanno acquisito un certo coraggio dal punto di vista tattico. Fino a qualche anno fa era impensabile che una squadra come l’Empoli o il Sassuolo andassero a giocarsi le partite a Torino, a Milano o a Napoli. Oggi invece lo fanno, un po’ perché sono stati bravi a capire che certi gap si possano colmare almeno in maniera occasionale, un po’ perché, effettivamente, avere a che fare con squadre che non hanno più quella potenza assolutamente devastante che hanno avuto squadre come la Juventus nell’ultimo ciclo o il Milan di Sacchi, ha creato un equilibrio che in passato non c’è stato nel campionato. Quindi, in conclusione, il livellamento è sicuramente verso il basso. Se, però, intendiamo questo livellamento come a favore della crescita delle squadre medio/piccole, allora dico che è verso l’alto”

Quindi, in generale, quali sarebbero le mosse da adottare per consentire al calcio italiano di fare uno step qualitativo? Anche in virtù delle mancate qualificazioni della nazionale ai mondiali.

“La Nazionale che non si qualifica per la fase finale della rassegna è un enorme problema per il movimento. È vero che noi abbiamo vinto gli europei ed è stata sicuramente un’avventura straordinaria che ho avuto la fortuna di raccontare. Quando, però, per la seconda volta non raggiungi la qualificazione ad un mondiale, significa che qualche cosa, nel sistema calcistico nazionale, non funziona. Non funziona perché, oggettivamente, proprio dal punto di vista economico, le nostre squadre, sono in pesante difficoltà. Ci sono dei nodi strutturali mai risolti di cui si parla da tempo. Per esempio gli stadi, o le risorse per i club che gli stadi e le strutture generalmente generano. Poi, cosa che nelle altre nazioni è ormai norma, noi possiamo contare poco sui vivai. Basta vedere una partita del campionato primavera per scoprire che qualsiasi squadra ha gran parte dei giocatori extracomunitari. Questo ovviamente va a scapito delle Nazionali del futuro. Per quanto riguarda i club, invece, il nostro sistema continua a mantenere l’anomalia di avere gran parte delle voci attive di bilancio sui diritti tv e questo, ovviamente, rende le nostre squadre molto deboli nei confronti degli altri campionati. Siamo in un momento in cui basta vedere la vendita dei diritti del nostro calcio all’estero, dove scala sempre più posizioni all’indietro, per capire che la situazione è surreale”.

Cosa ne pensa del campionato del Napoli, che è arrivata a giocarsi lo scudetto?

“Il campionato di quest’anno, secondo me, si può analizzare in due modi: se tu ad inizio stagione dici ad un tifoso del Napoli che arriverà terzo e conquisterà la qualificazione in Champions League a quattro giornate dalla fine, credo che nessuno avrebbe potuto essere in disaccordo. Dobbiamo comunque ricordare da dove si era partiti, dalla partita col Verona che aveva sancito una rottura anche sentimentale tra squadra, ambiente e società. Spalletti è stato bravissimo a ricostruire entusiasmo e attrazione verso la squadra. Ha recuperato alcuni giocatori che erano stati accantonati, mi viene in mente su tutti Lobotka. Dopodiché è chiaro che se in tre partite porti a casa un solo punto in un momento decisivo per il sogno scudetto, è normale che c’è del rammarico e non si può sottovalutare che questa fosse un’occasione importante per il Napoli. Se, però, prendiamo come parametro la Juventus e la sua grandezza economica che, con un quarto posto, ritiene di aver raggiunto l’obiettivo, non si può non considerare positiva la stagione di un Napoli che centra l’obiettivo Champions, assolutamente fondamentale per i bilanci della società. Quello che deve fare in questo mercato è cercare di tornare ad una politica che in passato ha dato i suoi frutti, cioè riuscire a trovare giocatori importanti ma ancora accessibili al Napoli, e investire su giovani che devono provare a valorizzarsi ancora di più nel Napoli, senza però sconvolgere l’ossatura. È chiaro che non si può rinunciare ad offerte clamorose. Nessun tifoso del Napoli vuole che Osimhen lasci la città, ma se arriva un’offerta di 100-110 milioni, non si può, secondo me, rifiutare. Io credo che si debba inserire alcuni elementi all’ossatura di quest’anno, come un esterno basso in alternativa a Mario Rui. Kvaratshkelia è una scommessa, vedremo come si adatterà. È un possibile crack ma una cosa è giocare nel campionato georgiano, altra cosa è giocare in quello italiano. Il Napoli perde un giocatore importante come Insigne, che comunque è stato un napoletano che ha giocato per la squadra della sua città, quindi sostituirlo non sarà semplice. In conclusione se si mantiene l’ossatura originale, e si inseriscono, magari con qualche cessione eccellente, dei giocatori giovani di grande prospettiva, io credo che il Napoli sia all’altezza per giocare per le prime quattro posizioni, poi lo scudetto è fatto di tanti fattori. Devo dire che tra le tre squadre che lottavano per lo scudetto, il Milan mi sembrava quella peggio attrezzata, e invece probabilmente vincerà lo scudetto perché ha avuto la capacità, nei momenti decisivi, di non mollare e di stare sempre sul pezzo, grazie anche ad alcuni giocatori giovani che sono notevolmente migliorati. Lo scudetto è fatto di tanti fattori, per cui l’importante è stare sempre al vertice, se poi un anno le cose ti vanno meglio puoi anche provare a vincere. Se spiegato bene, questo darebbe la possibilità anche ai tifosi di capire bene i reali obiettivi della squadra”

Cosa ne pensa della lotta salvezza e della scalata che la Salernitana ha fatto

“La Salernitana sta confermando che Sabatini e Nicola sono due grandissimi professionisti. Sabatini è riuscito a rifare la squadra, ha scoperto giocatori importanti come Ederson, ha fatto riemergere un talento come Verdi. È una di quelle situazioni in cui pochi credevano, poi magari vediamo come finisce. Già solo giocarsi la salvezza a due giornate dalla fine, e ricordiamo che oggi sarebbe salva, se pensiamo alla situazione di 10 giornata fa, è un miracolo. Sono stati molto bravi, hanno il vantaggio di un grande pubblico che ci crede, e quindi penso che la Salernitana ce la possa fare. Stiamo assistendo a risultati clamorosi, ma anche la partita col Cagliari ha dimostrato che ce la possono fare a raggiungere una salvezza che vale come una qualificazione in Champions League”

 

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