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Osimhen non è Lewandowski, il Napoli non ancora grande: serve pazienza

I catastrofismi non hanno alcun senso, servono equilibrio e capacità di leggere la complessità delle situazioni, non invocare lo scudetto come obiettivo dopo le vittorie e far crollare tutte le certezze quando si è in preda alla delusione, non considerare Osimhen un fenomeno per un gol e delegittimarlo dopo due gravi errori sotto porta.

Il Napoli è una squadra forte, con un ottimo organico, un valido allenatore e un progetto tecnico condiviso ma ha compiuto un’accelerazione importante nella “rivoluzione dolce” iniziata dopo la partenza di Sarri.

La continuità è missione difficile, serve tempo

C’è bisogno di tempo per trovare continuità, migliorare nella reazione alle difficoltà, sviluppare le contromisure ad ogni situazione. Nel calcio del calendario compresso, dei cinque cambi, con una preparazione ridotta fatta in estate senza amichevoli, è complicato avere continuità.

Gli scivoloni ci sono per tutti: l’Atalanta ha perso in casa contro la Sampdoria, l’Inter nelle ultime sei gare tra campionato e Champions League ha vinto soltanto contro il Genoa, la Juventus ha pareggiato contro il Crotone e il Verona, la Lazio non ha la continuità nei risultati della scorsa stagione.

Il Milan fa eccezione per vari motivi: è in condizione atletica più brillante perché ha iniziato prima a causa dei preliminari di Europa, in fiducia a causa della striscia di risultati utili consecutivi e ha trovato un giocatore determinante come Ibrahimovic. Gli episodi fanno la differenza, la vittoria rocambolesca contro il Rio Ave rappresenta lo “sliding doors” del momento propizio del Milan.

Il Napoli contro il Sassuolo ha subito un campanello d’allarme più netto rispetto alla sindrome Az perché se tre indizi fanno una prova, due già rappresentano una traccia nelle indagini. Gli azzurri sono andati in svantaggio tre volte finora, soltanto a Benevento hanno saputo reagire aggrappandosi ad un leader tecnico come Lorenzo Insigne in giornata di grazia.

La partita contro l’Atalanta è stata entusiasmante, rischiava di esaltare troppo l’ambiente ma bisogna sempre contestualizzare gli eventi: il Napoli veniva dal lavoro in bolla, la squadra di Gasperini dalla sosta per le Nazionali. L’Atalanta per caratteristiche si è rivelata perfetta per esaltare il Napoli, giocando in campo aperto e accettando i duelli individuali.

Il Napoli ha cambiato radicalmente modo di giocare, il palleggio non è più il dogma di riferimento ma il mezzo con cui far arrivare il pallone agli attaccanti chiamati a sviluppare in velocità ricorrendo anche all’uno contro uno.

Il Sassuolo campanello d’allarme tra antichi e nuovi vizi

Gli avversari l’hanno capito e spingono Mertens e compagni a giocare sotto ritmo, ad anestetizzare le bocche di fuoco azzurre, tenendo il baricentro piuttosto basso e togliendo la profondità ad Osimhen. Il Sassuolo si è trasformato per il Napoli, è stato molto più accorto del solito soprattutto nella tenuta della linea difensiva, nella capacità di difendere anche in area di rigore.

La squadra di De Zerbi può emulare l’Atalanta, ha un’identità di gioco riconosciuta e dei principi acquisiti a memoria che gli consentono anche di rimediare anche alle assenze come fatto ieri.

Il dato del possesso palla e della maggiore precisione sui passaggi riusciti, la sensazione che per alcuni frangenti della gara il Sassuolo abbia palleggiato con maggiore fluidità del Napoli non rappresenta un problema, capita a qualsiasi avversario della formazione emiliana. Del resto il Sassuolo è secondo in classifica e pochi mesi fa nello scorso campionato ha pareggiato contro Inter e Juventus e vinto a Roma contro la Lazio, può essere la nuova rivelazione della classe media nel calcio italiano.

In questa fase di transizione il Napoli fa fatica a reagire alle difficoltà, quindi deve provare a mettere le partite sul binario favorevole, sbagliare il meno possibile sia sotto porta che nella propria area di rigore. Col Sassuolo ha commesso errori, invece, sia nei pressi di Consigli che di Ospina. L’ingenuità di Di Lorenzo stravolge gli equilibri della partita, il Sassuolo fino a quel momento giocava bene come sempre ma aveva prodotto solo un tiro centrale dalla distanza di Boga.

C’è anche un problema di personalità che questa squadra esprime da tempo, da Fiorentina-Napoli nell’anno dei 91 punti. Non avendo tanta gente abituata a vincere, le certezze si devono trovare nell’idea di gioco e questo percorso ha bisogno di mesi.

Osimhen non è Lewandowski, è un prospetto da proteggere

Il vizio di sbagliare tanto sotto porta continua e non lo risolverà Osimhen in breve tempo. Il denaro investito per l’attaccante nigeriano non deve confondere i tifosi, il Napoli non ha acquistato un top player già pronto, non è Higuain nel 2013 né Lewandowski o Lukaku, l’ha pagato tanto perché ha puntato su un prospetto, un talento che ha enormi margini di miglioramento. Bisogna avere pazienza e toccherà a Gattuso fare anche un po’ da psicologo, questo ragazzo ha l’ansia di strafare, dimostrare il proprio valore.

Victor ha fallito l’occasione più clamorosa su regalo di Consigli, è evidente che abbia affrettato la giocata convinto che il portiere del Sassuolo fosse ormai fuori dai giochi. Al Napoli servono pazienza e lavoro, il pieno recupero di Elmas, Zielinski e Insigne fornirà un aiuto importante.

Senza voli pindarici, pressioni eccessive, l’ultimo campionato è terminato al settimo posto, la Coppa Italia ha salvato la stagione ma è impensabile resettare e ripartire in pochi mesi. Le bucce di banana sono dietro l’angolo, il Napoli è già scivolato due volte in un momento complicato per tutti, denso d’incertezze e impegni.

La strada della squadra camaleontica è ambiziosa ma giusta, bisogna continuare a perseguirla correggendo in corsa e insistendo sulla personalità.

 

Ciro Troise

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