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Simeone: “Napoli nel destino, sentivo che un giorno sarei venuto a giocare qui”

Giovanni Simeone, attaccante del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista a La Nacion:

“Me lo sentivo di dover venire qui… Lo sentivo. Non so spiegarlo, ma lo sentivo nel mio destino. Non si tratta solo di Maradona o di quanto sia competitivo come club il Napoli. Qualcosa dentro di me che mi diceva che il mio posto era qui. Ascolto sempre quelle voci interiori. A un certo punto la trattativa sembrava che era bloccata, ma io non mi sono mai smosso, volevo solo una cosa: venire qui. A Napoli sto benissimo, qui è un mix tra Italia e Argentina.”.

Qualcuno nel Napoli che parla di Maradona?

“Sì, Tommaso, un personaggio! Mi ha promesso che una sera di queste a cena mi racconterà tanti aneddoti di quello che ha vissuto con Diego. Adesso è invecchiato, sono passati anni, ma quando percorri il corridoio degli spogliatoi già sai che ascolterai lui mentre canta, da solo, ‘Oleee, oleee, oleee, Diegoooo, Diegoooo’. Come se si fosse rotta la cassetta. Succede anche a me, come in quel video in cui sono in campo e comincio a cantare la canzone ‘Maradò, maradò’… È solo che non riesci a contenerti, c’è un’atmosfera speciale allo stadio, è una cosa difficile da spiegare”.

E in città?

“Tutti ti parlano di Diego a Napoli. Tutti, tutti, tutti. Ogni persona ha qualche aneddoto che ha vissuto con Diego o riguardo Diego. E te lo raccontano con passione, come se fosse successo ieri. Invece sono passati 30 anni. Anche se non è più qui fisicamente, Diego c’è. La gente qui soffre ancora di quella differenza tra nord e sud e Diego è stato colui che li ha salvati dall’oblio. Va oltre il calcio. Dicono che ha dato loro gioia, visibilità e senso d’appartenenza. Questa è una città che vive così tanto di calcio che avere Diego tra loro è un grande orgoglio. La gente qui ha un cuore grande, ti dà tutto, e Diego ha dato loro luce, speranza, li ha convinti di poter combattere contro il potente nord. È così che ti dicono ogni giorno. Ha lasciato un segno per sempre. Ad esempio, ora molti mi dicono: “Visto che come Italia non saremo in questo Mondiale, tiferemo tutti Argentina”. Ed è merito di Diego. L’Argentina fa parte di questa città”.

Suo papà era anche suo compagno di squadra e amico…

“Non mi ha mai raccontato storie o aneddoti. Mi ha sempre detto che Diego era una persona che gonfiava il petto per tutti, che andava sempre a difesa dei compagni. Quando sono arrivato a Napoli, papà mi ha mandato un messaggio in cui mi diceva che in Argentina tutti i ragazzi del suo tempo erano cresciuti con il Napoli di Maradona, e che tutti sognavano di poter un giorno giocare nello stadio dove ha giocato a Maradona. ‘Stai realizzando quel sogno, figliolo’, mi disse.”

Napoli capolista in campionato e Champions League.

“È molto motivante per me essere in una squadra che punta così in alto. Già il fatto di giocare ogni tre giorni è fantastico, non c’è niente di più bello. Papà mi ha sempre detto che ti dà una scarica di adrenalina diversa, ma bisogna provarlo sulla propria pelle. Non c’è niente di più bello che giocare ogni tre-quattro giorni”.

Obiettivi personali?

“Punto a migliorarmi continuamente, uscendo dalla zona di comfort. Per migliorare te stesso devi uscire dalla zona di comfort e io mi sentivo pronto per il salto in una grande. Ho giocato e lottato per molti anni in Serie A per ottenere questa chance”.

Il pianto dopo il primo in gol in Champions League.

“In quel momento non pensavo a niente. Avevo sognato quel momento tante volte, l’ho vissuto dentro di me e adesso stava accadendo. Talmente che l’ho desiderato mi è sembrato che l’avessi già vissuto, in un certo senso erano solo gli altri a vedere quello che io avevo già vissuto dentro di me”.

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