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Tra il deserto delle porte chiuse e l’adrenalina, una finale che profuma di Storia

Le porte chiuse, la Juventus di Sarri come finale, il primo trofeo post-Covid, viaggio nella strana tensione pre-partita

De Laurentiis l’ha caricata di più ricordando il travagliato addio di Sarri al Napoli ma non c’era bisogno. Napoli-Inter è arrivata in un’atmosfera apparentemente distaccata, il cuore pulsante del tifo azzurro aveva bisogno della spinta del pallone per tornare a battere. Le porte chiuse tolgono la magia, nascondono l’empatia, lo dimostra anche l’assenza di tifosi all’esterno del San Paolo per la rifinitura. Dalle 23 di sabato la storia è già cambiata, l’adrenalina è più tangibile, palpabile.

Un protocollo da cambiare: bisogna programmare il ritorno dei tifosi negli stadi

 

Il calcio post Covid-19 è ancora sotto shock, il pensiero a ciò che avrebbe rappresentato in termini di entusiasmo e mobilitazione una finale contro la Juventus di Sarri alimenta la tristezza ma è inutile crogiolarsi nel passato, bisogna guardare avanti. La vita sta tornando gradualmente, un pezzo alla volta e per riportare il pubblico negli stadi la battaglia è ancora lunga. Il protocollo va cambiato, la curva dei contagi in quasi tutte le regioni consente aperture molto più significative rispetto a quanto stabilito dalla Figc e dal Governo un mese e mezzo fa. Riaprire le tribune stampa (al momento solo 10 accrediti) è doveroso per consentirci di lavorare nel miglior modo possibile e garantire il diritto al racconto dal vivo dell’evento, bisogna anche programmare il ritorno dei tifosi negli stadi in maniera graduale, sicura ma liberando così il pallone dal deserto delle porte chiuse. Le linee-guida della Uefa nell’esecutivo di mercoledì potrebbero rappresentare un forte stimolo, il Dpcm scade il 14 luglio ma bisogna intervenire prima: progettare almeno per questa vicenda delle decisioni differenti a seconda della situazione del contagio nelle differenti regioni.

Le società attendono anche per progettare il rimborso degli abbonamenti, sarebbe giusto programmare per il mese di luglio una visione chiara sul ritorno negli stadi.

La finale tra gli scenari tattici e il profumo di Storia

Mercoledì intanto si giocherà la prima finale di Coppa Italia a porte chiuse della storia e, infatti, la partita avrà un peso indimenticabile, si presenta con i crismi di un evento che resterà nella memoria.

La Juventus contro il Milan nella prima mezz’ora ha messo in mostra il valore del lavoro di Sarri senza partite, ha strutturato un pressing alto di grande spessore, riusciva a rubar palla in maniera efficace, il terzo uomo s’inseriva a ridosso dell’azione, gli interni aiutavano gli attaccanti per limitare gli spazi dell’uscita del Milan. La condizione atletica non può mai essere brillante, alcuni singoli come Cristiano Ronaldo, Matuidi, Dybala sono parsi abbastanza bloccati e alla lunga, infatti, i bianconeri si sono allungati e nel rientro nella propria trequarti boccheggiavano. Il Milan in qualche caso in inferiorità numerica è riuscito anche ad affacciarsi nell’area avversaria.

Il Napoli avrà bisogno di una partita intelligente, attenta, mantenendosi corto e compatto in fase di non possesso e ricercando soprattutto con la regia offensiva di Insigne lo sviluppo di situazioni in cui aprire gli spazi, costringere la Juventus a scappare dietro provando a far male con gli inserimenti delle mezzali. L’Inter ha impensierito il Napoli attaccando soprattutto in ampiezza con la ricerca degli uno contro uno di Candreva e Young,

La Juventus proverà soprattutto le combinazioni centrali, gli uomini di Gattuso dovranno fare densità davanti alla difesa, stringere il campo, spegnere il ritmo degli avversari come fatto lo scorso 26 gennaio al San Paolo. Si tratta di scenari tattici ma il calcio è imprevedibile, ancora di più nella versione post lockdown.

 

 

Ciro Troise

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