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Aversa Normanna, Calvanese: “L’esperienza nel vivaio del Napoli mi ha segnato, ora so che è cambiato tutto e sogno il San Paolo”

"Il calcio italiano ha bisogno di eliminare le mele marce"

Sull’ultimo numero del settimanale Casoriadue è presente un intervista ad Antonio Calvanese, giovane difensore (classe ’97) nativo proprio di Casoria, cresciuto nel vivaio azzurro e ora in forza all’Aversa Normanna, squadra che milita in Serie D, che la scorsa estate è stato in prova con la Primavera del Napoli. Ecco quanto riportato dalla redazione di IamNaples.it:

Innanzitutto, come ti sei avvicinato al calcio? Come ha avuto inizio la tua avventura sportiva?

“Alcuni miei cugini andavano a scuola calcio e tramite loro, vedendoli sui campetti di pallone ad allenarsi, ho iniziato anche io a provare un forte desiderio di giocare a pallone. Lo volli fortemente e convinsi i miei a iscrivermi e andai alla Luigi Vitale di Carlo Parlato. A questa scuola calcio devo davvero tanto perché mi ha insegnato i fondamentali e tutto quello che c’è da sapere in questo sport, dalla tattica alla tecnica, senza dimenticare i valori umani. All’età di nove anni, poi, venni scelto dal Napoli dove rimasi per tre anni e mezzo circa. Dopo, mi ritrovai svincolato e fu l’Aversa Normanna a credere in me. Oggi mi sento felice e importante per questo club e devo ringraziare il presidente Spezzaferri, il direttore sportivo Orabona e il mister Chianese per aver creduto in me”.

Com’è stata l’esperienza nel settore giovanile del Napoli?

“All’epoca molto deludente e mi ha segnato parecchio. Mi ha fatto sempre pensare che non venisse premiato il merito ma che andasse avanti solo chi aveva più conoscenze e raccomandazioni. Ora so che è cambiato tutto, ma sono molte le realtà, specialmente quelle locali, che funzionano così. Spero che pian piano si risolvano in positivo le cose perché così ne risente il calcio italiano. Certo è che i problemi non si risolvono da un giorno all’altro…”.

E nell’Aversa Normanna come vanno le cose? Ad esempio, chi sono i calciatori con cui hai legato di più?

“Attualmente le cose vanno alla grande! Mi sono integrato perfettamente in questo gruppo fantastico soprattutto grazie all’aiuto e alla disponibilità dei calciatori più grandi, che insegnano a noi più giovani davvero tanto. C’è rispetto fra tutti, nella rosa e con lo staff societario. Personalmente, vado d’accordo con tutti ma ho legato in particolare col capitano Porcaro, vero esempio, e con Del Prete, mio compagno di reparto”.

E come sta andando in campionato?

“Abbastanza bene. Siamo quarti a sette punti dalla capolista. La nostra forza risiede nell’unione e nella compattezza del gruppo. Non abbiamo prefissato nessun obiettivo e giochiamo di partita in partita. Poi, soltanto a fine anno tireremo le somme”.

Sei un difensore e non posso non chiederti a chi ti ispiri.

“Il mio mito è sempre stato Paolo Maldini. Sono mancino e gioco sulla sinistra dove giocava anche lui, ma per me è un esempio soprattutto per la sua serietà e per il suo carisma in campo. Era un leader indiscusso e poi elegante nel suo modo di giocare e dalla grande verve agonistica. Quando scendeva sul terreno di gioco, era sempre carico e concentrato e sapeva trasmettere sicurezza, da immenso capitano qual era, a tutti i suoi compagni. Ci sono stati pochissimi altri difensori come lui, dalle grandi doti: Baresi, Nesta, Fabio Cannavaro, ma lui per me resta il migliore! Oggi non c’è una figura simile in questo reparto, forse solo Chiellini. Il resto non ha quella personalità e quelle doti atletiche che ebbe proprio il 3 rossonero”.

Recentemente sei stato a Coverciano, Puoi spiegare ai nostri lettori perché?

“Sono ad un raduno della rappresentativa Nazionale Dilettanti. Questo è il mio secondo stage e spero di andare bene per ricevere poi una convocazione per il Torneo di Viareggio. Mi sto allenando duramente per dare il massimo e raggiungere questo obiettivo”.

Con questi stage e anche attraverso le tue partite con l’Aversa, come giudichi i giovani calciatori italiani? E il calcio nazionale si può risollevare con loro?

“Ci sono molti elementi davvero bravi che possono ambire a livelli alti. Però, è ancora presto per risollevare il calcio italiano. Non si deve solo puntare sui nuovi talenti. Ci sono tante altre cose da fare…”

Quali?

“Eliminare le mele marce! Tutte quelle persone che trasformano lo sport in un business per guadagnare soltanto, senza pensare ad altro. Questi tizi trasformano il calcio in una malattia. Recente è la notizia della condanna di Blatter e Platini, che sia da esempio e che vengano puniti tutti coloro che lucrano sulla passione”.

Per chiudere, qual è il tuo sogno?

“Ho sempre sognato di giocare al San Paolo con la maglia azzurra del Napoli. Sono interista, ma giocare in quello stadio ed essere un napoletano che gioca per la squadra della sua città, con tutti i tifosi che ti acclamano e ti considerano un beniamino, è un’emozione talmente unica che la sceglierei sempre, anche se mi arrivasse una chiamata dalla mia Inter. Napoli ha tanto amore per la sua squadra e quest’anno lo si vede più delle altre volte. Io sarei onorato e mi auguro che possa capitare”.

Fonte: Luigi Ippolito per CasoriaDue

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