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Inchiesta sui contratti: tutto nasce da quelli del Pocho

Il 5 luglio, di nuovo: e però stavolta del Duemilasette. Il 5 luglio, ancora: però ventitré anni dopo Diego. Il 5 luglio è il giorno di Ezequiel Lavezzi, l’illustre sconosciuto (dell’epoca) d’un mercato in chiaroscuro e che però in prospettiva verrà ricompensato dal campo, dai risultati (insospettabili) di quella beata gioventù nelle quali c’è talento allo stato puro e tra le quali s’è intrufolato un diavoletto soprannimato el Pocho. Sei milioni (complessivi: oneri e tasse comprese) per afferrare un genietto che Jorge Cyterszpiler – ma guarda un po’, il primo manager di Diego – consegna a Pierpaolo Marino mentre Napoli, un po’ stordita e assai ignara, s’interroga: chi sarà mai questo Lavezzi? Gioca nel San Lorenzo de Almagro, lo allena Ramon Diaz (centravanti del Napoli degli Anni 80), è innamorato perso del pallone però (paradosso) sa essere – nonostante tutto – il principe degli assist, è una scheggia impazzita che manda in estasi il San Paolo: ma a quei tempi, non s’aveva percezione di quel talento autentico, che farà ammattire i difensori avversari e diventerà un terribile scugnizzo da addomesticare pure per il Napoli.
RINNOVO – Il primo Lavezzi, quell’indemoniato capace di stravolgere l’opinione pubblica in un paio di mesi, quanto gli basta per mandar via qualche chilo di troppo, guadagna quanto un’onesta comparsa del campionato italiano, viaggia sui 500mila euro stagionali e comincia a bussare alla porta di De Laurentiis – assieme al suo manager, Alejandro Mazzoni – quando ormai è divenuto un intoccabile: il primo ritocco è quasi automatico e porta al raddoppio nell’estate del 2008 ma la statura del pocho è cresciuta e lo “strappo” avviene nel giugno del 2009, con Lavezzi che anticipa il rientro in Argentina, lascia una lettera a Sky, parla di «tradimento». In teoria, ci sarebbe il Liverpool che lo vorrebbe; in pratica, è strategia per riuscire a monetizzare la propria esplosione e avvicinarsi ai parametri eonomici di una star. In sintesi si va allo scontro e alla “rottura”: trascorre il tempo e soltanto nel gennaio del 2010 arriva il nuovo scatto retributivo, con ulteriore adeguamento: viaggia – stavolta – oltre intorno ai due milioni e trecentomila e riesce ad ottenere la promessa da parte di De Laurentiis che nell’estate del 2012 verrà ceduto. Perché è arrivato il momento di cambiare aria. Perché vuole nuove emozioni.
SPONSOR DI CHAVEZ – E’ in quel momento che compare, quasi dal nulla, Cristian Gabriel Chavez: arriva pure lui dal San Lorenzo, è assistito pure lui da Alejandro Mazzoni, è accompagnato pure lui (come era accaduto con il Pocho) da un bel po’ di diffidenza ma a differenza dell’amico e collega (e di colui il quale le leggende metropolitane indicano come sponsor) non riuscirà a lasciare un segno: la sua presenza è impalpabile, finisce per restare ai margini, fa tanta panchina e qualche (rarissima) apparizione, debutta a San Siro, contro l’Inter (entrando sul 3-0 per il Napoli a undici minuti dalla fine), ricompare a Palermo (e sempre sul 3-0 per il Napoli). E’ un’ operazione low cost: un milione e duecentomila euro per acquistarlo, duecentocinquantamila euro d’ingaggio. Praticamente un’ombra….

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

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