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Mazzarri vuole capire i mali del Napoli

Anche la dea bendata ha abbandonato gli azzurri

Vista da sinistra, è una crisetta di bassa lega, un diffuso e ingiustificato senso d’ansia che andrebbe rimosso ricordando l’ultima vittoria (in Coppa Italia), 2-0 all’Inter, appena sedici giorni fa. E però, visto da destra, è un allarme che sta suonando a ripetizione: due pareggi nelle ultime quattro partite, la finale di Coppa Italia rimasta ad altissimo rischio sino all’86’ minuto e un successo in campionato che tarda, sulla ruota di Napoli, dal 9 gennaio. Visto da vicino, non c’è verso di restarne abbagliati, come pure è accaduto a Manchester e con il Manchester e con il Milan (all’andata), come è capitato a San Siro, in casa dell’Inter o proprio a Palermo: ma intanto, al netto della sfortuna, l’anemometro s’è placato, non avendo da registrare folate impetuose (imperiose), il marchio di fabbrica d’una squadra capace di stupire sempre, sino al triplice fischio usato per cavalcare la felicità d’una gioia afferrata di slancio.

DEA BENDATA – Visto da Mazzarri, la dea bendata ci vede benissimo e, stavolta, ha scelto di guardare altrove: e vabbé che un anno fa conveniva starsene mano nella mano sino al novantaquattresimo, perché tanto qualcosa sarebbe accaduto, però stavolta dev’esserci pure un granellino da qualche parte, e la meccanica s’è ritrovata stravolta. Il calcio è scienza inesatta, talvolta, legata agli episodi, al dettaglio, però è anche la sintesi di lavoro ed allegria, d’empatia (direbbe Mourinho) e di organizzazione, di freschezza atletica (ma anche psicologica) e di coesione tattica: il gap in campionato tra il Napoli attuale ed il suo predecessore è rilevante e le difficoltà (ri)emerse a Siena hanno ribadito il rientro alla normalità d’una squadra invece straordinaria nel ritmo delle giocate, nella sua capacità di verticalizzare, nella padronanza del palleggio orizzontale, nelle sovrapposizioni degli esterni e nella vorticosa danza dalla trequarti in su.
TOUR DE FORCE – Il tour de force cominciato a settembre ha rappresentato tormento ed estasi per muscoli e cervello, un peso eccezionale: come lo era il Napoli di non tanto tempo fa. Il passato ritorna, a volte.
Fonte: Corriere dello Sport
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