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Romanzo Sudamericano, Gonzalo Higuaìn: il Boca nel sangue e il River cucito addosso. Viaggio nella storia del Pipita

La storia di Claudio Zacàrias, zio di Gonzalo, che vide la sua carriera finire prematuramente a causa di un attentato dei 'barra brava'

E’ una storia tutta argentina quella che il giornalista di Sky Sport Rosario Triolo ci racconta tra le pagine di Romanzo Sudamericano, suo ultimo librogonzalo higuain romanzo in tre edizioni in cui sono narrate le storie di Gonzalo Higuaìn, Arturo Vidal e Diego Alberto Milito. E’ proprio su un aneddoto della vita del centravanti azzurro su cui ci soffermeremo, quando ancora era semplicemente Gonzalo e non ‘El Pipita’, prima della venerazione del popolo del Real Madrid, lo stesso che poi lo ha ripudiato, prima di diventare il calciatore oggi più forte della Serie A.

Ciò che racconta la mamma di Gonzalo, Nancy, è che il talento di suo figlio non viene dalla famiglia del padre. Eppure papà Jorge è stato un calciatore professionista, un difensore arcigno che ha diviso la sua carriera tra Boca Juniors e River Plate. Anche la famiglia della madre, i Zacarías, sono fortemente legati al mondo dello sport, in particolare a quello della Boxe. Santos Zacarías, nonno di Higuaìn, è stato un allenatore di pugilato ed il suo allievo, Látigo “La Frusta” Coggi, privò del titolo Mondiale dei pesi superleggeri il napoletano Patrizio Oliva, nello stesso anno in cui nacque Gonzalo, l’anno in cui Maradona diede a Napoli la gioia più grande di sempre, il primo scudetto, il 1987.

Un anno prima lo zio di Gonzalo, Claudio Zacarías, il 23 Febbraio, fece il suo esordio alla ‘Bombonera’, con la maglia del Boca Juniors, a 21 anni, contro l’Huracàn. La partita fu la sintesi della follia e della contraddizione xeneizes. Vantaggio per 4 a 1 fino a mezz’ora dalla Claudio Zacàrias Bocafine dove subentrò la paura di vincere degli azul y oro che furono schiacciati nella propria area di rigore subendo due reti in pochi minuti. Sul 4 a 3 l’allora allenatore del Boca, Mario Zanabria, decise di inserire un difensore arcigno, col fisico di un un boxeur, per difendere il risultato. Fu il turno di Claudio Zacarìas, che rilevò proprio il padre di Gonzalo, Jorge, all’ultimo anno al Boca prima di passare al River, la squadra del cuore di Gonzalo Higuaìn, quella in cui ha giocato per dieci anni, tra settore giovanile e prima squadra, dal 1997 al 2007 prima di passare al Real Madrid. La squadra di Buenos Aires conservò il 4 a 3 e portò a casa la vittoria.

Claudio Zacarìas passò al San Lorenzo della leggenda dei Camboyanos, i cambogiani, una squadra immersa nelle difficoltà e sfrattata dal suo stadio, il Viejo Gasometro. Quel San Lorenzo non aveva neanche un allenatore; il gruppo era gestito dal portiere di riserva Rubén Cousillas. Il titolare era una leggenda del calcio sudamericano, il portiere goleador Josè Luìs Chilavert. La carriera di Claudio Zacariàs però cambiò irreversibilmente l’8 Maggio del 1988, il San Lorenzo andò in trasferta ad Claudio Zacàrias San LorenzoAlta Còrdoba per giocare contro l’Instituto. Una vittoria per continuare a coltivare la speranza del titolo di campioni d’argentina, all’inseguimento del Newell’s Old Boys capolista. Ciò che i calciatori del San Lorenzo ignoravano è che l’Instituto finanziava economicamente i barra brava, i violenti ultras di Alta Còrdoba che fecero saltare in aria, a mo’ di intimidazione, una bomba carta nei pressi della vetrata che separava il campo dagli spogliatoi, dove i calciatori del San Lorenzo stavano preparandosi per entrare in campo ed effettuare il riscaldamento. L’esplosione distrusse la barriera e schegge di vetro volarono ovunque in direzione dei giocatori che, tra l’incredulità e la paura, rimasero indenni a quell’esplosione. Tutti tranne uno. Claudio Zacariàs, che fu colpito in pieno da una grossa scheggia di vetro che quasi gli amputò il braccio e quasi lo dissanguò. La sua vita fu salva ma perse il 70% della mobilità del braccio sinistro. La forza di volontà e la garra tipicamente argentina gli permisero di tornare in campo, appena nove mesi dopo l’attentato. Quando fu ceduto al Talleres de Remedios de Escalada nel 1992 pensava ormai più da allenatore che da calciatore e condivise tutte le sue conozanettiscenze calcistiche con un giovane argentino, una vera forza della natura in campo, un tractor, tale Javier Zanetti, che avrebbe poi fatto la storia in Italia dell’Inter, per diciannove anni dal 1995. Zanetti debuttò nella serie B argentina il 22 agosto del 1992 con la maglia bianco-rossa dei Talleres de Remedios contro la squadra che si mise di mezzo nel destino di Claudio Zacariàs, l’Instituto de Alta Cordoba.

 

Andrea Cardone

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