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Sciopero calciatori, una precaria scrive in una lettera tutta la sua indignazione

Le dichiarazioni di Sergio Campana, presidente dell’Assocalciatori, e del giocatore del Milan Massimo Oddo, che annunciavano uno scopero per protestare contro alcune misure giudicate “lesive”, previste dal nuovo accordo collettivo, hanno fatto si che inizialmente qualcuno storcesse il naso. Sin da quando sono state pronunciate le parole di Oddo, a nome di tutta la categoria, è scoppiata una polemica, infatti è parso molto strano, sopratutto all’opinione pubblica, che la categoria dei calciatori non avesse remore a dichiarare che “Lo sciopero è contro lo status di oggetto con cui noi calciatori siamo trattati“.

Molti, moltissimi gli esempi dell’indignazione popolare, infatti tralasciando quelli dei dirigenti e dei presidenti dei club di Serie A, oltre che dei vertici federali, hanno colpito le tantissime proteste di gente comune che ha voluto far sentire la propria indignazione. Manifesto di questa parte della società è diventata la lettera di una donna milanese, Aurora Luongo, che, il giorno dopo le dichiarazioni dell’AIC, ha  deciso di scrivere una lunga lettera che ha poi inviato a Sky, RAI e Mediaset oltre che al giocatore del Milan Oddo, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Presidente di Lega Maurizio Beretta.

Sin dal titolo della missiva “Indignazione di una precaria disoccupata tifosa, anzi ex tifosa” si capisce il tenore della lettera. Ecco i passaggi salienti del testo scritto dalla donna, che si definisce sin dall’inizio una precaria: “Ieri ascoltando il pensiero di Massimo Oddo mi sono sentita ferita, fallita, indignata, toccata nell’anima, e perciò scrivo per far conoscere il mio pensiero“. Riguardo al passaggio in cui Oddo precisa che i calciatori sono persone e non oggetti, la signora Luongo scrive: “Purtroppo noi non ci sentiamo nemmeno persone, ma solo schiavi, che pur di arrivare a fine mese, anzi a fine giornata, siamo costretti ad accettare di lavorare in qualsiasi condizioni. Noi disoccupati, precari, poveri, dobbiamo, anzi ci costringono a farlo, arrovellarci su come arrivare a fine mese, combattiamo perché vorremmo una svolta nella nostra Italia e voi avete deciso di scioperare per motivi a me futili, visto i vostri lauti guadagni che offendono tutti, lavoratori e non. Come faccio a spiegare ad un bambino tifoso, anzi amante del calcio, del vostro sciopero, bambino a cui spesso si deve dire no anche per una semplice bustina di figurine?” La lettera si chiude con un auspicio della donna: “Spero di avere una risposta a questo mio scritto, che dia un senso alla vostra iniziativa e al mio sentirmi ‘nulla’, per poter ritornare ad essere una fiera tifosa delle squadre italiane di calcio“.

 

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